ROMA NASCOSTA DALLA A ALLA Z
Roma non è solo fatta di grandi duelli artistici fra personaggi celeberrimi: Bernini contro Borromini, Michelangelo contro Raffaello, Caravaggio contro Carracci. Riusciremo a mostrare una Roma Nascosta dalla A alla Z?
Sebbene, infatti, le opere di questi maestri decorino in modo straordinario luoghi simbolo della Città Eterna, ci sono dei gioielli maggiormente celati alla vista che, fra Roma e Provincia, possono letteralmente far strabuzzare gli occhi e sobbalzare l’animo.
La domanda è: è possibile creare un elenco alfabetico di questi co-protagonisti, trasformandoli per una volta nei veri duellanti di questa competizione?
Il guanto della sfida è lanciato. Chi di loro vincerà il premio per il Miglior Attore Non Protagonista?
A come ALGARDI
Se non ci fosse stato Bernini a dominare a livello scultoreo il XVII secolo, forse oggi parleremmo con assai maggiore enfasi del bolognese Alessandro Algardi. Più classicista rispetto alla tendenza barocca del Bernini, fu artista eclettico, abile nelle opere monumentali (Tomba di Leone XI) quanto nei ritratti (Benedetto Pamphilj, in foto) e nelle sculture di piccolo formato. Per approfondire: Tour Musei e Gallerie (Musei Capitolini, Galleria Doria Pamphilj).
B come BURNE-JONES
Il pittore Sir Edward Coley Burne-Jones, illustre esponente del gruppo inglese dei Preraffaeliti, decora la chiesa anglicana di San Paolo Dentro le Mura con una mirabile serie di mosaici, con scene dell’Apocalisse e ritratti dei Padri della Chiesa. Curiosità: molti Santi hanno la faccia di personaggi chiave dell’800, come Sant’Andrea (Abramo Lincoln), San Patrizio (il generale Grant) e San Giacomo (Giuseppe Garibaldi).
C come CADES
Palazzo Chigi ad Ariccia offre ai visitatori la possibilità di ammirare la Sala dell’Ariosto, uno degli migliori esiti pittorici del Settecento romano, sia per la qualità pittorica che per la forza dell’ispirazione poetica. L’inquieto talento Giuseppe Cades, noto per il suo carattere turbolento, affresca per il principe Sigismondo le scena del poema da lui più amato, l’Orlando Furioso, regalandoci la possibilità di immergerci fra donne, cavalieri, armi e amori…
D come DUQUESNOY
Quando, dalla Basilica di San Pietro, raggiunta magari al termine del Tour dei Musei Vaticani, si scende nelle Grotte Vaticane, si deve imboccare la stretta scala sormontata dal colossale Sant’Andrea, scolpito dalla scultore fiammingo François Duquesnoy. Specializzatosi nella raffigurazione dei putti, per i quali diviene assai celebre, si concentra poi sul grande formato solenne, fra cui la statua di Santa Susanna in Santa Maria di Loreto.
E come EUPHRONIOS
Presso il Museo Nazionale Cerite, in deposito dal Museo Etrusco di Villa Giulia, si può ammirare questo strepitoso cratere, trafugato nel 1971 e restituito nel 2008, realizzato nel VI secolo a.C. dal maestro delle figure rosse Euphronios. Da un lato spicca la morte di Sarpedonte, dall’altro la vestizione di giovani Ateniesi, ma quel che conta sapere è che Leagro è certamente il più bell’uomo della Grecia, come indicato da una delle iscrizioni.
F come FERRATA
Guardando la facciata di Sant’Andrea della Valle, si può notare un angelo sospeso sul cornicione di sinistra, mancante invece dal lato opposto in evidente asimmetria. Secondo la tradizione, l’angelo scolpito da Ercole Ferrata non piace a Papa Alessandro VII, che gli nega il denaro per scolpirne un secondo. Ferrata, amareggiato dalle critiche, non trattiene la delusione: “Al papa l’angelo non piace? E allora l’altro se lo facesse da solo!”.
G come GHERARDI
Immaginate di prenotare il Tour di Trastevere, di entrare a Santa Maria in Trastevere, e di ammirare lo splendido abside medievale scintillante d’oro, o le colonne provenienti dalle Terme di Caracalla. Nessuno si aspetterebbe un’opera barocca in questo luogo sacro, ed invece ecco il capolavoro del poliedrico pittore/architetto Antonio Gherardi, con la sua straordinaria volta della Cappella Avila, da lui progettata lungo la navata sinistra.
H come HADID
Architetto tra i più visionari del nostro tempo, Zaha Hadid ha letteralmente ridefinito l’architettura del XXI secolo. Lo sfondo bianco candido delle superfici interne, contrapposto alle scale metalliche autoportanti di colore nero, crea una sensazione di contrasto, armonizzato da una serie ponti e passerelle che uniscono le diverse aree. Cemento, vetro e metallo vengono fusi assieme da una capacità inventiva letteralmente debordante.
I come ISAIA DA PISA
Scultore e marmoraro dalla giovinezza misteriosa, Isaia da Pisa giunge a Roma come “experto magistro” per abbellire la città con i suoi capolavori. Suoi il Sarcofago di Santa Caterina ed il Sarcofago di Papa Eugenio IV, oltre ad una vera e propria delizia decorativa, ossia il bassorilievo di San Marco Evangelista sopra al portale d’accesso dell’omonima Chiesa, nei pressi di Piazza Venezia, con il leone accoccolato come un gattino ai piedi del trono.
J come JACOMETTI
Nella chiesa della Collegiata, ad Anguillara Sabazia, è ancora possibile ammirare i gessi di Ignazio Jacometti, scultore neoclassico (e padre prolifico, considerati i nove figli…) che a Roma lascia dei piccoli capolavori in luoghi strategici, come il Bacio di Giuda presso la Scala Santa, la statua di Mosè sul basamento dell’Immacolata Concezione o il Pio IX orante nella confessione di Santa Maria Maggiore (in foto, visitabile nel Tour del Rione Monti).
K come KOCH
Dopo la presa di Roma, con la città divenuta Capitale del nuovo Regno d’Italia, si rende necessario rinnovarne l’urbanistica, ed uno dei principali protagonisti diviene l’architetto Gaetano Koch. Il suo capolavoro sono i due palazzi porticati che circondano Piazza della Repubblica, costruiti a fine Ottocento esattamente sull’esedra delle Terme di Diocleziano, trasformando la piazza in una scenografica quinta teatrale.
L come LIGORIO
Come non conoscere Pirro Ligorio, geniale architetto di Villa d’Este, progettista dell’incantevole Casino di Pio V, costruttore del nicchione del Cortile del Belvedere? Beh, ai suoi tempi ciò non basta per ottenere una citazione. Il suo nome viene infatti letteralmente eclissato dal Vasari nelle sue Vite, a causa delle pretese di Michelangelo che, avendoci furiosamente litigato, chiede al Vasari stesso di estromettere dal resoconto il proprio antagonista.
M come MORBIDUCCI
Immaginate di poter leggere un bassorilievo in travertino come fosse una pagina scritta, in un’ininterrotta continuità storica, dalla lupa che allatta Romolo e Remo fino all’arrivo di Mussolini a cavallo accolto dai fanciulli. Si tratta del capolavoro assoluto di Publio Morbiducci, visibile presso il Palazzo degli Uffici all’EUR. Quasi tutto in perfette condizioni, eccezion fatta per il viso del Duce, sfregiato nell’estate del 1943 quale damnatio memoriae.
N come NICERON
Nulla lascia più interdetti delle straordinarie invenzioni di Jean-François Niceron. Professore di matematica, esperto di ottica geometrica e prospettiva, Niceron inventa una vera e propria scienza dell’illusione perfezionando l’anamorfosi: le figure diventano visibili solo da specifici punti di vista, oppure solo se riflesse sulla superficie specchiante del metallo. Stravagante e ardito, Niceron è la sublimazione del Barocco.
O come OVERBECK
Vita ascetica e duro lavoro: ecco il precetto dei Nazareni di Friedrich Overbeck, decisi a rifiutare ogni opera classica perchè pagana attraverso un stile rigido, pratico e deciso. Overbeck, malfermo e di salute cagionevole, impiega dieci anni per realizzare il suo capolavoro romano: in quel di Villa Massimo, infatti, estrae dal cilindro una superba decorazione pittorica ispirata alla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso.
P come PRETI
Nato in provincia di catanzaro e nominato cavaliere da Papa Urbano VIII, il “cavalier calabrese” Mattia Preti ha una carriera lunghissima ed assai prolifica (con oltre 400 tele). Fortemente influenzato da Caravaggio, Preti adopera uno stile cupo e solenne, che lo storico dell’arte Longhi definisce“…corposo e tonante, veristico e apocalittico, secondo solo a Caravaggio”. Trasferitosi a Malta, diventerà il più celebre artista dell’isola.
Q come QUEIROLO
Quando si visita a Napoli la strepitosa Cappella Sansevero, l’unica scultura in grado di rivaleggiare con il Cristo Velato è il celebre Disinganno, scolpito dal genovese Francesco Queirolo. L’artista, che impiega ben sette anni per creare il suo capolavoro, avvolto fra le maglie della rete, lascia delle splendide memorie anche a Roma, come ad esempio il bellissimo Autunno, che decora la sommità della Fontana di Trevi.
R come RAGUZZINI
Recandosi al centro della scenografica Piazza di Sant’Ignazio, si ha la possibilità di ammirare il capolavoro architettonico di Filippo Raguzzini, da molti considerato il più degno seguace romano di Francesco Borromini e tra i maggiori esponenti del Rococò romano. Raguzzini risolve brillantemente una questione compositiva non facile, escogitando una vera e propria scena teatrale dinanzi alla chiesa, con pareti concave e angoli smussati.
S come SARTORIO
All’inizio del Novecento molti artisti Simbolisti, delusi dalla politica, si rifugiarono nel mito. Tra di essi spicca Aristide Sartorio, che ne La Gorgone e gli Eroi rappresenta, all’interno di una natura primordiale, una bellezza in chiave decadentista, vita e morte allo stesso tempo. La Gorgone, infatti, non si cura degli uomini e li annienta, indifferente alla loro razza ed ai loro simboli di potere (corona, serpente e bastone).
T come TASSI
Parlando del pittore Agostino Tassi, soprannominato ‘o smargiasso, viene sempre in mente la sua condanna all’esilio per lo stupro della collega Artemisia Gentileschi e per il tentativo di corruzione dei testimoni al processo. In realtà, Tassi ricopre un ruolo importante nella Roma seicentesca, divenendo celebre come paesaggista e superbo quadraturista, come si vede nella Sala dei Corazzieri in Quirinale o a Palazzo Lancellotti (in foto).
U come UNTERPERGER
A pochi passi da Piazza di Siena, nel parco di Villa Borghese, spicca una vasca circolare scavata nel terreno, con un gruppo di quattro cavalli marini che sorreggono con le teste e le code una seconda vasca più piccola. La fontana viene realizzata a fine Settecento da Cristoforo Unterperger, artista di grande fama in epoca Neoclassica, chiamato a decorare tutte le più importanti residente papali, dal Vaticano al Quirinale, fino a Castelgandolfo.
V come VON VERSCHAFFELT
Quando si parla di fiamminghi, nella storia dell’arte, vengono in mente le minuziose nature morte o la perfetta tessitura degli arazzi. In questo caso, però, è uno scultore fiammingo ad ottenere fama imperitura: si tratta di Peter Von Verschaffelt, che scolpisce in bronzo un poderoso San Michele Arcangelo nell’atto di rinfoderare la spada, unica sua opera romana, che diventerà il simbolo imperituro di Castel Sant’Angelo.
W come WENZEL
Al termine della visita alla Pinacoteca Vaticana, ad accogliere i visitatori ci sono Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre, capolavoro assoluto di Peter Wenzel. Celebre “pittore animalista”, Wenzel aduna intorno alle figure di Adamo ed Eva quelle di oltre duecento animali di tutto il mondo, riprodotti non solo con abilità pittorica, ma anche con approfondita conoscenza e precisione scientifica, dando prova del proprio altissimo virtuosismo pittorico.
X come XIMENES
La quadriga guidata da una Vittoria alata, scolpita dallo scultore palermitano Ettore Ximenes, sormonta ancora oggi il celebre “Palazzaccio”. Ximenes lega assai bene la sua arte scultorea con il nuovo ideale nazionalista di fine Ottocento, ma poi ad inizio Novecento virerà verso il Liberty, dando libero sfogo alla propria creatività che avrà come culmine finale la progettazione e decorazione della propria abitazione, lo stravagante Villino Ximenes.
Y come YOSHIDA
Nei pressi della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e a pochi passi dalla facoltà di Architettura di Valle Giulia, è possibile varcare un’immaginaria soglia ed arrivare dalla parte opposta del pianeta. L’Istituto Giapponese di Cultura viene costruito in perfetto stile Heian dall’architetto Yoshida Isoya, che vi aggiunge un mirabile giardino con laghetto progettato dal collega Ken Nakajima (sempre sold out durante la rare aperture guidate).
Z come ZUCCARI
Giunto a Roma, l’artista urbinate Federico Zuccari ha l’idea di costruire per sè una residenza degna della sua fama e stravaganza. Sfiorando la rovina economica pur di soddisfare i propri sfizi, Zuccari modella la facciata lungo Via Gregoriana con grottesche decorazioni di porte e finestre. Invece di guadagnare prestigio, otterrà l’effetto opporto, dato che i cittadini romani chiameranno ironicamente il suo palazzo “la casa dei mostri“.