FIORI E FRUTTA ALLA FARNESINA E IN VATICANO
Frutti, ortaggi, fiori e foglie di ogni tipo compongono i festoni ideati da Giovanni da Udine, collaboratore di Raffaello nella decorazione delle Logge alla Farnesina e in Vaticano, con una rappresentazione delle specie botaniche, anche quelle più rare e meravigliose, di estrema vitalità e naturalezza.
L’uso di intrecciare fiori e frutti per fare ghirlande e festoni rispecchia una tradizione classica attestata dal termine stesso di “festone”, che ne evidenzia il collegamento a feste e cerimonie. Secondo una consuetudine ricorrente nel mondo greco-romano, infatti, fasci di foglie, frutta e fiori venivano legati fra loro con nastri per poi essere appesi con i due capi agli altari, ai templi e agli archi in segno di devozione religiosa: di ciò esistono ricorrenti esempi nei bassorilievi marmorei di altari e sarcofagi, nonché in svariati fregi architettonici. Con la riscoperta dell’antico che prende avvio nel Rinascimento, tale tema venne ripreso più volte grazie ad artisti di grande rilievo, tra i quali spiccano per nome in particolare Andrea Mantegna e Carlo Crivelli, che spesso ritrassero elementi vegetali intrecciati in festoni, selezionandoli sulla base del simbolismo ad essi associato.
In questa occasione, però, dobbiamo in particolare ricordare il ruolo e l’importanza della Scuola di Raffaello, e nello specifico la figura di Giovanni da Udine che, nei primi anni del Cinquecento, riscopre lo stile delle grottesche antiche e degli stucchi romani, rielaborandoli in piena correlazione con lo spirito rinascimentale, fedele all’osservazione naturalistica dei modelli di ispirazione classica secondo un rigido rigore scientifico iniziato già dagli studi di Leonardo da Vinci.
FIORI E FRUTTA A VILLA FARNESINA
Tra le opere eseguite in quegli anni da Raffaello e dai suoi collaboratori, il tema del festone vegetale trova, per complessità compositiva, le sue massime espressioni nella decorazione della Loggia di Psiche, un tempo maestoso ingresso alla villa suburbana di Agostino Chigi a Roma (oggi denominata Villa Farnesina per la lunga storia dell’edificio, che si legò alla famiglia Farnese), e nelle Logge Vaticane.
La nuova residenza voluta da Agostino Chigi, oggi sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei, era ubicata a ridosso del Tevere, in un’area ancora poco urbanizzata alle pendici del colle Gianicolo, e la decorazione della Loggia, dedicata alla favola mitologica di Amore e Psiche, fu concepita da Raffaello Sanzio per creare una sorta di illusione prospettica che eliminasse il brusco passaggio fra i giardini e le sale interne della Villa. Se volete visitare Villa farnesina, basta aggiungerla al Tour di Trastevere organizzato da Rome Guides.
La volta venne così progettata come un ricco pergolato carico di fiori e frutti, costituito da trentacinque festoni, realizzati da Giovanni da Udine (uno dei più abili allievi di Raffaello) tra il 1517 ed il 1518, disposti a formare una particolarissima cornice del racconto. Lo stesso Giorgio Vasari dichiarò esplicitamente la propria ammirazione per un simile originale schema compositivo, descrivendo l’opera come “un recinto di festoni grossi, a torno gli spigoli e quadrature di quella volta, facendovi istagione per istagione di tutte le sorti frutte, fiori e foglie, con tanto artifizio lavorate, che ogni cosa vi si vede viva e staccata dal muro e naturalissima; e sono tante le maniere di frutte e biade che in quell’opera si veggiono, che per non raccontarle ad una ad una dirò solo che vi sono tutte quelle che in queste nostre parti ha prodotto la natura”.
Come ulteriore segno di apprezzamento, poi, Vasari commenta: “Ardisco d’affermare che Giovanni in questo genere di pitture ha passato tutti coloro che in simili cose hanno meglio imitata la natura, perciò che, oltre all’altre cose, insino i fiori del sambuco, del finocchio e dell’altro cose minori vi sono veramente stupendissimi”.
LE SPECIE BOTANICHE DI VILLA FARNESINA
L’eccezionalità di questa rappresentazione botanica emerge però anche e soprattutto dal punto di vista scientifico-naturalistico: sul piano qualitativo, per la ricchezza delle specie rappresentate (circa centosessanta), fra cui spiccano in particolare frutti (quali mele, pere, pesche, melograni, zucche, uva e agrumi) e fiori (come rose, narcisi, gigli, iris e vilucchioni), oltre a radici, bulbi, fusti e foglie, e perfino funghi; sul piano quantitativo, per il grandissimo numero di varianti di ciascun gruppo di specie, che assommano a circa milleduecento elementi e che arrivano a parecchie migliaia, se si considerano ancora le singole ripetizioni all’interno di ciascun gruppo.
Altro motivo di eccezionalità è poi determinato dalla presenza di specie rare ed esotiche, quali soprattutto le specie provenienti dalle Americhe ad appena vent’anni dalla scoperta del Nuovo Continente, fatto che costituisce un particolare primato come testimonianza dell’introduzione di piante americane in Europa, fra cui il granturco, la zucchina, la zucca maggiore, la zucca muschiata e probabilmente anche il fagiolo comune.
FIORI E FRUTTA NELLE LOGGE VATICANE
Nella successiva opera realizzata tra il 1517 e il 1519 da Giovanni da Udine su indicazione di Raffaello nelle Logge Vaticane, il tema botanico assume un analogo rilievo, mostrando però differenze rispetto alla decorazione precedente per la modalità di organizzazione dell’immagine e per una evidente riduzione della diversità floristica, a fronte dell’incremento degli elementi fantastici sul tema delle grottesche.
Queste Logge, che formano un lungo camminamento diviso in tredici campate, furono concepite come un loggiato privato per la nuova residenza papale voluta da Giulio II, che ne affidò dapprima il progetto a Donato Bramante, per poi spostarlo nelle mani di Raffaello all’atto dell’elezione del nuovo pontefice Leone X. In questo ambiente, sul lato contrapposto alle arcate che si affacciano sul piazzale sottostante, altre tredici arcate disposte in modo speculare ricreano, con le decorazioni e le pitture, la sensazione di uno spazio aperto all’esterno.
Sul contorno delle strutture architettoniche, all’interno di lunette e pilastrini, nel cielo di un azzurro intenso, fiori e frutti riuniti in mazzi a formare i festoni danno infatti al lungo loggiato l’aspetto di un camminamento aperto su due lati. L’impressione dell’artificio è annullata da una sensazione straordinaria di vitalità e di naturalezza a cui contribuisce la presenza al loro intorno di un variegato mondo animale. I frutti, frammisti a fiori e ortaggi, sono scanditi in mazzi di variegata composizione stretti da corde e nastri rosseggianti, rallegrati dalla presenza di variopinti uccelli, originando così un “tralcio” del tutto speciale, vario sia per l’opera della natura sia per quella dell’uomo che lo ha composto.
In generale si può sottolineare che il significato dell’iconografia botanica dei festoni è in parte da interpretare come elemento augurale di benessere, prosperità e fortuna, a cui si associano intenti decorativi che emergono dagli effetti estetico-formali, quali ben precise simmetrie ed equilibri spaziali, costituiti da elementi uguali o equivalenti dal punto di vista della forma, del colore e delle dimensioni. A ciò si sommano a volte giochi e scherzi, soprattutto nel caso della Loggia di Psiche, su aspetti erotico-simbolici, enfatizzati dalla ricorrenza, per esempio, di zucche falliche che si collegano sempre all’idea della fertilità.
Inoltre, l’eccezionale ricchezza di specie, il rigore della rappresentazione, non solo fedele ma “viva”, e non ultimo il fatto che esistano specie dipinte in posizioni impercettibili per chi guarda dal basso testimoniano uno specifico interesse di Giovanni da Udine per lo studio e la descrizione delle piante.
L’EVOLUZIONE DELLA BOTANICA
Sia nella Loggia di Psiche che nelle Logge Vaticane, pertanto, la ricchezza di elementi diversi e rari rappresenta uno strumento di meraviglia per il visitatore e di ammirazione per il committente: una caratteristica tipica dello spirito e della cultura rinascimentali, che sotto l’impulso delle nuove esplorazioni hanno dato il via al collezionismo scientifico e all’osservazione attenta dei fenomeni naturali, che avrà la sua massima espressione nelle ricerche botaniche del bolognese Ulisse Aldovrandi.
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