Ostia nel Medioevo

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IL BORGO DI OSTIA NEL MEDIOEVO

“Chi viveva nella città di Ostia e di Porto subiva persecuzioni e saccheggi da parte dei Saraceni; cominciò allora a pensare in quale modo si potesse aiutare a liberare la città di Ostia”.

È Papa Gregorio IV, sul soglio pontificio fra l’827 e l’844, a preoccuparsi della sorte degli abitanti di Ostia e di Porto, in un momento storico obiettivamente assai difficile. Roma è minacciata dalle incursioni di genti provenienti dal mare: i Saraceni approdano infatti alla foce del Tevere, devastano ciò che trovano e, utilizzando il fiume come una sorta di “autostrada ante litteram”, puntano diretti verso Roma. Lo stesso fiume, un tempo protagonista delle fortune commerciali della città, diviene involontariamente portatore di sciagure: risalendo il corso della sua corrente si può infatti sbarcare proprio al centro di una Roma lontanissima dalla gloria dell’Impero ed oramai difficilmente difendibile.

Il Papa comprese che fosse assolutamente necessario presidiare la foce del Tevere, a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo. Il tal senso, la biografia di Papa Gregorio IV è davvero illuminante per comprendere la nascita di Ostia medievale: “Dio onnipotente consigliò di costruire dalle fondamenta una città nuova per salvare le popolazioni, poiché quella costruita un tempo era tutta in rovina. Si decise quindi di costruire un’altra città, munita di mura, porte e catapulte per contrastare con le pietre il nemico, qualora fosse arrivato. E per evitare al nemico di arrivare alle mura, fuori di queste fece costruire un profondo fossato che le circondava. Dovendo poi dare un nome a questa città, egli ne scelse uno derivante dal suo stesso nome, e la chiamò dunque Gregoriopoli”.

Anche se la descrizione è molto sintetica, essa raffigura con chiarezza la situazione.

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OSTIA MEDIEVALE

Nel IX secolo esisteva una città di Ostia,che era completamente in rovina: oggi quel che ne resta è racchiuso nel Parco Archeologico di Ostia Antica (visitabile con il nostro Tour di Ostia Antica), con le sue strade, le sue case ed i suoi templi. Papa Gregorio IV ne costruisce un’altra accanto a quella, dotandola di tutto il necessario per presidiare il corso del Tevere, creando in questo modo una sorta di Ostia medievale.

Si tratta di una porzione storica di Ostia troppo spesso dimenticata anche dagli studiosi, come se la colonia fosse nata (a seconda delle tesi) fra il VI e il IV secolo a.C., si fosse ingrandita fino alle considerevoli dimensioni dell’Età Imperiale e poi avesse seguito un lento ed inesorabile declino culminato con la sua “morte urbanistica”, attorno al VI secolo d.C.

Sembra quasi che Ostia sia nata e morta nell’arco di un millennio. Essa, invece, non muore affatto, ma bensì si trasforma, esattamente nelle modalità narrate dal passo letterario poco prima citato. Ci si può semmai chiedere cosa resti oggi di questa città altomedievale chiamata Gregoriopoli.

I COMMENTI DI PAPA PIO II

Prima che nei resti archeologici o urbanistici, una risposta preliminare può essere ancora una volta rintracciata nei testi. Nel maggio del 1463, Papa Pio II compie un viaggio da Roma a Ostia via fiume, partendo dall’Aventino ed arrivando fino alla foce del Tevere. Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini,  è un Papa umanista, e lascia di quel viaggio una bella descrizione nei suoi Commentarii, descrivendo ciò che vede con la precisione di un cronista colto: osserva il Tevere dalle rive verdeggianti, nota pesci nel fiume all’altezza di Ostia e descrive un panorama ed un’ambientazione molto diversa da quella attuale.

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Pio II conosce bene la storia di Ostia. Sa che, secondo la tradizione, la colonia fu fondata da Anco Marcio, il quarto re di Roma, e passeggiando fra le rovine della città antica sa riconoscere i singoli ruderi, distinguendo i portici dai templi, una domus da una insula, le pietre di scarsa importanza dai frammenti delle statue di marmo che ancora rivelano la loro importanza. La lettura di un paio di passi scritti dal Pontefice aiuta a farsi un’idea della situazione: da un lato Pio II nota “una parte di un acquedotto che porta l’acqua alla città da luoghi lontani”, e poi si sofferma ad osservare nel dettaglio le mura della città, che “prima avevano un circuito più ampio, mentre oggi sono ridotte a un circuito più piccolo e circondano solamente la cattedrale e le poche case attorno ad essa, con una parte di queste mura ricavata negli acquedotti”.

LE MURA DI GREGORIOPOLI

La piccola città formata da case attorno alla cattedrale è senza dubbio da identificare con il borgo di Ostia Antica. Ancora oggi, infatti, essa consiste in un insieme di costruzioni attorno alla chiesa di Sant’ Aurea, l’antica cattedrale di Ostia. Apparentemente le forme sono quattrocentesche: le linee classicheggianti della facciata della chiesa, gli spazi fra questa e le case, la poderosa struttura della rocca di Giulio II costruita sul finire del XV secolo, sono tutte caratteristiche che permetteono di datare gli edifici tra il Quattrocento e il Cinquecento, ma proprio con l’aiuto dei testi scritti è possibile collegare fra loro i dati e identificare in questa zona i resti archeologici di Gregoriopoli.

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Pio Il parla inoltre di mura ricavate in un antico acquedotto: di ciò oggi non c’è più traccia evidente, ma una carta del 1547 ne raffigura chiaramente il tracciato, fiancheggiante la Via Ostiense. È vero, in tal senso, che le mura sono state in buona parte ricostruite nel 1471 da Guillaume d’Estouteville, cardinale e vescovo di Ostia, ma almeno in un punto esse reimpiegano un tratto preesistente: lo si può notare distintamente dalla tipologia di muratura, completamente differente da tutto il resto. Si vedono chiaramente alcuni archi e una cortina di tufelli e mattoni: sono gli archi dell’acquedotto visto da Pio II, inserito in una cinta di mura precedente a quella del 1471, da identificare presumibilmente con i resti delle mura di Gregoriopoli.

LA CHIESA DI SANT’AUREA

Questo piccolo frammento murario non è però l’unico resto. Come ben si sa, la chiesa (ancor più se cattedrale) è il punto focale delle città medievali; nella sua breve descrizione, però, Pio II scrive però di aver notato poche case attorno alla cattedrale di Sant’Aurea. Il fatto è che questa cattedrale ha una storia molto più antica di quanto non suggerisca il suo aspetto esteriore: secondo le fonti, infatti, la martire ostiense Aurea (Chryse) viene uccisa durante una persecuzione del III secolo d.C. nei pressi del Teatro di Ostia e viene quindi seppellita, assieme ad alcuni compagni, fuori le mura della porta di Ostia. I conti tornano, poiché la chiesa di Sant’Aurea, costruita sulla tomba della martire, si trova fuori dalla città antica.

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La chiesa viene restaurata almeno due volte, la prima nel VII secolo da Papa Sergio I e la seconda all’inizio del IX secolo da Papa Leone II: in aggiunta a ciò, gli scavi eseguiti accanto alla chiesa dopo la seconda guerra mondiale ed attorno al 1982 permettono di scoprire sia i resti di una necropoli romana (probabile luogo di sepoltura extraurbana di Aurea) sia una serie di oggetti e manufatti databili ad un’epoca di gran lunga precedente a quella raccontata dai testi altomedievali.

Tra i vari frammenti recuperati, ce n’è uno di particolare importanza: i resti dell’iscrizione della tomba appartenuta a Santa Monica, la madre di Sant’Agostino, che sappiamo essere morta a Ostia dopo lunga malattia. Nel 408 d.C., il console Anicio Auchenio Basso pone sulla tomba della santa la lastra ritrovata nel XX secolo. Questa iscrizione (ancora oggi visibile, affissa al muro della Cappella di Santa Monica all’interno della chiesa di Sant’Aurea), al di là dell’importanza religiosa della stessa, rappresenta una chiara indicazione dell’esistenza di un cimitero cristiano accanto alla cattedrale di Ostia.

Assieme all’iscrizione, vennero inoltre ritrovati un’antica iscrizione di Aurea (Chryse), un pluteo (una sorta di transenna interna) databile al VI secolo ed il frammento di un piccolo pilastro, databile al IX secolo, la stessa datazione del cero pasquale che ancora oggi si conserva nella chiesa.

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IL BORGO DI OSTIA MEDIEVALE

La chiesa di Sant’Aurea ha quindi un ruolo determinante nella storia di Ostia medievale: come spesso accade nell’urbanistica medievale, è attorno ad essa che si forma il centro abitato di Gregoriopoli ed è sempre la cattedrale a fungere da luogo di raccolta di case ed abitanti ai tempi di Papa Pio II. È la creazione di un classico piccolo complesso abitato attorno ad un luogo sacro costruito su una tomba venerata, concepito originariamente fuori dalle città antiche, e poi divenuto esso stesso il centro di un piccolo borgo, fatto di casupole a schiera e vicoli stretti.

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In altri termini, sulla tomba di Sant’Aurea, nel corso del VI secolo, si costruisce una chiesa e attorno a questa si sviluppa una vita: quello che era suburbio in età romana, quindi, diventa centro abitato nell’Alto Medioevo. Durante gli scavi effettuati tra le vie del borgo, sono state recuperate ceramiche di ogni epoca: antica, medievale e rinascimentale. Piatti, boccali e brocche, gettati via perché rottisi con l’uso, ed oggi reperti perfetti per comprendere l’evoluzione dell’insediamento: una piccola brocca per il vino con lo stemma della famiglia Papazzutri (XV secolo) accanto agli utensili di uso domestico, ed i rinvenimenti di valve d’ostriche e molluschi pregiati rappresentano un eccezionale documento sul costume di vita di illustri personaggi.

Ovviamente, la vita di Ostia nel Medioevo non può essere paragonata a quella del periodo precedente: ai tempi del suo massimo splendore, durante l’Impero Romano, Ostia poteva vantare oltre 20.000 abitanti, mentre durante il Medioevo era al massimo un piccolo borgo con un centinaio di abitanti, isolati fra le rovine della città romana e le paludi non ancora bonificate.

Ostia medievale è principalmente una minuscola fortificazione sulla grande ansa tiberina: presidio e piccolo porto, primo scalo utile, nonché dogana per le merci in transito per Roma. Alla fine del Medioevo, la struttura viene decisamente potenziata dal punto di vista militare: le vecchie mura e le antiche torri vengono sostituite dalla poderosa fortezza costruita fra il 1483 e il 1486 a cura di Giuliano della Rovere, cardinale e vescovo di Ostia, poi Papa col nome di Giulio II.

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L’ALLUVIONE DEL 1577

Una stampa di Henry Cliven, realizzata prima del 1557, offre uno spaccato realistico del panorama dell’epoca: il Tevere lambisce la rocca di Giulio II, mentre alle sue spalle sopravvive ciò che rimane di Gregoriopoli e nella grande ansa sono ormeggiate imbarcazioni commerciali e piccole barche private. Sulla stampa, però, si materializza anche l’atmosfera della vita quotidiana: contadini, barchette da pesca e il traino di un’imbarcazione mercantile sulla riva sinistra esemplificano le attività di chi viveva in Ostia in quel periodo. Di fatto siamo nel XVI secolo, ma certamente possiamo riferire il tutto ad epoche di gran lunga precedenti.

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Sotto il pontificato di Paolo IV Carafa (1555-1559) la rocca vive gli ultimi momenti di splendore. Nel novembre 1556 viene attaccata dai soldati del Duca d’Alba, che con i suoi tremila uomini inizia un bombardamento rivolto principalmente al torrione di sud-ovest. All’interno Orazio dello Sbirro riesce a tenere testa alle truppe del Duca d’Alba, ma poi inaspettatamente si arrende, avendo il castello esaurito le munizioni.

Sarà però un altro l’evento che cambierà radicalmente il corso della storia di Ostia. La stampa di Cliven evidenzia infatti la costante principale nella storia di Ostia: il fiume Tevere, con il suo commercio e la necessità di presidiarne il corso.

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Tutto cambia, però, all’istante, nel 1557, quando dopo la celebre violentissima alluvione il Tevere modifica il suo corso: a quel punto, il castello di Giulio II e i resti di Gregoriopoli non vengono più lambiti dal fiume e, venendo meno le loro funzioni, perdono progressivamente di importanza. Il castello diventerà una prigione, la cattedrale di Sant’Aurea una parrocchia ed il Vescovo di Ostia (cui nel Medioevo spettava il privilegio di incoronare il papa neoeletto) una semplice carica ecclesiastica. In alcune antiche mappe catastali, Gregoriopoli diventa addirittura Gregorio Poli, un personaggio mai esistito, quasi una sorta di spettrale fuoco fatuo emerso, simbolo imperituro delle vicende di Ostia medievale.

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