L’EVOLUZIONE DEL MAUSOLEO DI AUGUSTO
Leggendo un opuscolo della stagione sinfonica 1924-25 dell’Augusteo, si rischia di venire sopraffatti dallo stupore: “Domenica 19 aprile 1925. Composizioni di Igor Stravinskij nuove per l’Augusteo. Direttore Bernardino Molinari. Parteciperà la cantante Vera Janacopulos e al pianoforte lo stesso Igor Stravinskij“.
La grande sala dell’Augusteo per le esecuzioni di musica sinfonica e corale era stata inaugurata il 16 febbraio 1908: i concerti orchestrali, circa quaranta all’anno, costituivano la principale attività della Reale Accademia di Santa Cecilia, la più antica istituzione musicale esistente, che risaliva al 1566 e a Pierluigi da Palestrina. La fondazione dei concerti, sia nella Sala dell’Accademia, dedicata alla musica da camera, che all’Augusteo per musica sinfonica si doveva al Senatore Conte Enrico di San Martino, Presidente dell’Accademia, che per vari decenni fu una rilevante figura della vita musicale di Roma.
Per l’importanza degli artisti esecutori (Molinari, Stravinskij, Rubinstein e tanti altri) e delle musiche eseguite, l’Augusteo assurse in poco tempo ad una notorietà internazionale, trasformando per quasi un trentennio il Mausoleo di Augusto in una perfetta arena musicale.
IL MAUSOLEO DI AUGUSTO
Ripercorriamo ora, seppure in poche righe, la vita di questo edificio, nell’attesa di poterlo finalmente visitare dopo il recente restauro, seppur con le limitazioni imposte dalla pandemia di Covid19. Il Mausoleo fu costruito nel 28 a.C., durante il sesto consolato di Augusto, nella parte nord del Campo Marzio, tra il Tevere e la via Flaminia, fuori dalla cinta repubblicana: esso venne ideato mantenendo la forma classica dei grandi tumuli, secondo la tradizione italica iniziata con le rotonde dell’Etruria e divulgatasi in seguito in piccole tombe monumentali minori, come il Mausoleo di Cecilia Metella lungo la Via Appia.
Il geografo Strabone, contemporaneo di Augusto, lo descrisse così: “Un grande tumulo di terra innalzato presso il Tevere, sopra un’alta base rotonda rivestita di marmo bianco, tutto ombreggiato di piante sempreverdi fino alla cima, sulla quale è la statua di Augusto in bronzo dorato; e sotto quel tumulo stanno le celle sepolcrali di lui, dei suoi parenti e dei suoi familiari”.
Il monumento era caratterizzato da cinque muri concentrici di grande spessore; un alto pilone centrale, coincidente con la cripta, costituiva internamente l’asse della costruzione e s’innalzava sino alla copertura del tumulo, divenendo in quel modo il sostegno alla statua che si ergeva in cima al Mausoleo. Una serie di volte collegava le mura concentriche che degradavano verso l’esterno sino al grande tamburo circolare cieco rivestito in marmi preziosi. Nella cripta, dove all’interno di urne di marmo con incisi i nomi riposavano le ceneri dell’Imperatore e della sua famiglia, si entrava attraverso un ingresso rettilineo, volto a mezzogiorno in direzione del Pantheon, a cui era probabilmente collegato per mezzo di una via: ai lati della porta di ingresso, su tavole di bronzo, erano incise le Res Gestae di Augusto, ossia una sorta di dettagliato resoconto delle opere e delle azioni compiute in vita.
Il primo a riposare nel grande Mausoleo fu Marco Marcello, nipote e genero di Augusto, destinato a succedergli ma morto ad appena 19 anni, nel 28 a.C., a Mausoleo non ancora terminato. Lo seguiranno molte altre ceneri nelle urne marmoree: Agrippa, Ottavia, Druso, i figli di Agrippa Caio e Lucio Cesare, prima di arrivare allo stesso Ottaviano Augusto, seguito poi da sua moglie Livia, da suo figlio Tiberio, per continuare poi con Germanico, Agrippina e i figli di lei Nerone (non l’imperatore) e Druso, l’imperatore Claudio, Britannico ed infine l’Imperatore Nerva.
Delle preziose urne contenenti le ceneri imperiali, solo sei ne sono state ritrovate dal Medioevo ad oggi: e se quelle di Caio Cesare e di Tiberio sono andate perdute, con i Colonna che le fecero trasportare presso il loro palazzo ai Santissimi Apostoli, la più importante fra quelle ancora visibili è quella di Agrippina, la figlia di Marco Agrippa, oggi conservata ai Musei Capitolini e trasformata purtroppo in misura per granaglie, scolpendovi sul fianco lo stemma di Roma retto da un balestriere e un pavesato e altri stemmi tra i quali è identificabile quello della famiglia Mosca.
DA ALARICO AI SODERINI
Il monumento, integro e venerato sino alla tarda epoca romana, subì gravi danni durante l’invasione barbarica dei Visigoti di Alarico nel 410. A causa delle successive manomissioni nei secoli, dovute sia a vari mutamenti di uso (agguerrito fortilizio dei Colonna, espugnato nel 1241 dai Conti, poi passato agli Orsini nei secoli successivi) che a sistematici saccheggi di materiali preziosi andati ad arricchire palazzi principeschi, il Mausoleo di Augusto perse la sua funzione di memoria funeraria per divenire un informe tumulo di ruderi.
Nel 1500, considerato che la parte superiore del Mausoleo era crollata, la famiglia Soderini, che in quel momento disponeva del monumento, fece realizzare un giardino all’italiana che compare in un’incisione di Étienne Dupérac del XVI secolo.
L’ANFITEATRO CORREA
Il Mausoleo passava rapidamente di mano in mano, come una sigaretta in una comitiva di fumatori. Dai Soderini le rovine passarono ai Fioravanti, e nel XVIII secolo da questi ultimi ai Correa, che abitavano in un palazzo ad angolo della piazza; furono proprio i Correa ad adattarlo ad anfiteatro, che prese per l’appunto il nome di Anfiteatro Correa. A quel punto giostre, tornei cavallereschi, rappresentazioni teatrali, fuochi d’artificio e corride si avvicendarono sulle dimenticate sepolture imperiali.
In un sonetto del Belli, intitolato La giostra a Corea, il poeta dialettale romanesco riesce a far rivivere tutto quel mondo folkloristico e vivace che animò per un non breve periodo la zona:
Cristo, che carca! pieno com’en ovo!
Nun ce capeva ppiù un vago de mijo!
Le gradinate poi! Io e mi fijo
parémio proprio du’purcini ar covo.
DA FONDERIA AI TEMPI MODERNI
Le rappresentazioni continuarono fino alla metà del XIX secolo. Dopo un lungo intervallo, coperto e sistemato a dovere, il Mausoleo di Augusto servì allo scultore Enrico Chiaradia per modellare il cavallo di Vittorio Emanuele II, oggi visibile al centro del Vittoriano.
Nel 1908, infine, come già accennato all’inizio di questo breve articolo, l’edificio veniva destinato con il nome di Augusteo a sala da concerti. Nel 1927, la Commissione di Studio Problemi Cittadini esaminò la sistemazione più conveniente da darsi alla zona intorno al Mausoleo di Augusto in relazione alla importanza artistica e storica della stessa e alle necessità derivanti dalla intensità del traffico. Lo studio si concretò in un progetto molto interessante, poi pubblicato ma non attuato dal Comune, dell’architetto Enrico Del Debbio, che voleva mantenere agibile l’Augusteo come sala concerti, mettendo al contempo maggiormente in risalto i maggiori monumenti ed edifici del luogo, in particolare le chiese di San Rocco e di San Girolamo degli Schiavoni.
Il piano regolatore del 1931, però, propose un’altra sistemazione della zona augustea. La piazza, ridisegnata come grande piazza monumentale (Piazza Augusto Imperatore) dall’architetto Vittorio Morpurgo, avrebbe dovuto assolvere al compito di cerniera di congiunzione tra via Vittoria e Ponte Cavour, a loro volta collegati a due grandi arterie, una a monte e una a valle, allaccianti la piazza del Popolo (le due vie non vennero mai realizzate).
Nel 1932 fu emesso il decreto per demolire parte della zona tra il Corso, Via della Frezza, Via Tomacelli e il Tevere, al fine di riportare alla luce i ruderi del Mausoleo di Augusto su cui era stato costruito l’Auditorium. Scomparvero numerose strade come Via degli Schiavoni, del Grottino, dei Soderini, dei Pontefici e buona parte di Via delle Colonnette. L’Augusteo perse la sua destinazione a sala da concerti, per ritornare solitario e illustre rudere nella sistemazione dell’architetto Antonio Munoz: l’ultimo concerto dell’Accademia di S. Cecilia si tenne il 13 maggio 1936.
Oggi, il Mausoleo di Augusto è pronto a mostrarsi il tutto il suo rinnovato splendore. Quando varcherete la sua soglia, ricordatevi di tutti i mutamenti di destinazione d’uso di questo spettacolare monumento, passato dalla venerazione al saccheggio, dal rogo alle giostre dei tori, fino alla grande musica ed alla recentissima nuova inaugurazione come memoria storica del primo Imperatore Romano, accanto a quell’Ara Pacis che ne celebra ancor oggi l’esaltazione dinastica.
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Ricostruzione storica impeccabile. Grazie delle informazioni. Preziosa la foto di prima degli sventramenti di piazza Augusto imperatore.