OMNIBUS E TRAM A CAVALLI A ROMA
Il servizio di trasporto pubblico a Roma arriva nel giugno 1845: nasce con una linea di omnibus gestita da un’impresa privata, tra Piazza Venezia e la Basilica di San Paolo fuori le Mura, su un percorso di circa 4,5 km lungo le vie Marmorata e Ostiense. I veicoli sono comuni carrozzoni dipinti in giallo e nero con accesso posteriore, al quale si appoggia una scala, trainati ognuno da due forti cavalli di razza maremmana. Li chiamano omnibus perché sono “per tutti” e “alla portata di tutti”, anche per il modico prezzo del biglietto, mentre fino ad allora chi non possedeva carrozza e cavalli (ossia la stragrande maggioranza della popolazione) si doveva spostare a piedi.
Bisognerà però attendere quasi vent’anni perché ci sia un incremento del servizio, e precisamente il dicembre del 1863, mese in cui si inaugurò la Stazione Termini solo come terminale ferroviario con fabbricati provvisori per la maggior parte in legno; ad essa naturalmente si attestarono numerose linee di omnibus, rendendo la rete urbana decisamente più complessa e articolata. Le singole linee erano gestite da imprenditori privati, ma le concessioni erano disciplinate e regolate da precise disposizioni cosicché la rete presentava un carattere omogeneo: ogni vettura era ammessa al servizio dopo un severo collaudo e, oltre al numero d’ordine verniciato su ambo i lati, doveva recare un cartello con l’indicazione dei posti disponibili, la destinazione della corsa e il prezzo del biglietto.
L’indicazione dei posti disponibili era necessaria per i controlli degli agenti di polizia e della Protezione Animali (in borghese) che applicavano severe sanzioni al proprietario dell’omnibus ed ai passeggeri saliti per ultimi se in soprannumero, in modo da non sovraccaricare i cavalli che nell’accidentata orografia di Roma erano sottoposti a sforzi non indifferenti. Cavalli e muli infatti venivano sempre ben curati, con turni di lavoro non eccessivi, nonché con l’applicazione di coperture impermeabili nei giorni di pioggia e di tele bianche d’estate per proteggerli dalla canicola.
Ogni omnibus era normalmente trainato da due o in alcuni casi da quattro cavalli, ma nei tratti a forte pendenza, come da Piazza Venezia a Piazza Magnanapoli o in Via del Tritone verso Piazza Barberini, veniva aggiunto un altro cavallo o più spesso un mulo detti “di bilancino”. Ed è così che nacque il detto romano, assai frequente in quegli anni, “Te sei fatto rimorchia’ dalla muletta”, per indicare chi in situazioni difficili avesse avuto bisogno di aiuto.
Nel 1871 alcuni esercenti si raggrupparono nell’Impresa Romana degli Omnibus, che esercitò inizialmente 7 linee, aumentate a 14 nel 1880 ed a 23 nel 1885. L’impresa, che era intanto divenuta Società Romana Omnibus, cambiò nome a partire dal 1886 e divenne la Società Romana Tramways Omnibus, avendo incluso le prime linee tranviarie sempre a cavalli. Fu quello il periodo del massimo sviluppo degli omnibus (perché i tram, comparsi a Roma nel 1877, si svilupparono inizialmente su itinerari periferici) e la rete raggiunse praticamente ogni punto della città, con un’estensione di 63 km, 300 veicoli in circolazione con circa 700 fra cavalli e muli, ed oltre 1000 agenti: il bilancio della compagnia era nettamente in attivo.
Col passare degli anni, i veicoli divennero sempre meglio arredati. Ecco gli omnibus “a giardiniera”, aperti lateralmente e forniti di una serie di panche trasversali riparate da una tettoia, usati maggiormente d’estate con applicazione di tende laterali bianche, ed ecco anche quelli chiusi con entrata posteriore e all’interno due panche longitudinali adiacenti alle pareti.
Dal 1878 le Officine Bottazzi di Roma costruirono omnibus con le quattro ruote uguali (con evidenti vantaggi per le scorte, essendo le ruote soggette a frequenti ricambi) i quali si diffusero notevolmente soprattutto sulle linee pianeggianti. Tutti gli omnibus erano illuminati a petrolio esternamente, con quelli chiusi illuminati anche internamente, ed erano dipinti in bianco e rosso, colori caratteristici della SRTO.
Dagli omnibus ai tram a cavalli il passo fu breve, in parallelo con lo sviluppo delle ferrovie, perché lo sforzo per trainare un veicolo con ruote d’acciaio su rotaie d’acciaio si riduceva a circa un decimo di quello necessario su strada a parità di peso. In effetti a Roma la difficile orografia con strade strette e tortuose, le frequenti salite e discese, a cui andava aggiunta la scarsità di ponti sul Tevere, ritardarono la nascita delle tranvie urbane e confinarono le prime applicazioni a linee periferiche completamente isolate fra di loro.
Il 18 gennaio 1877, però, un certo signor Oblieght, proprietario di vasti terreni sulla via Flaminia, ottiene dal Comune la concessione per una linea tranviaria a cavalli da Piazza del Popolo al Ponte Milvio a binario unico sul lato destro della via Flaminia uscendo da Roma.
Affidata alle Società Anonima dei Tramways e Ferrovie Economiche di Roma (la nota TFE, società di origine belga che a Roma aveva in corso i lavori per la tranvia a vapore Roma-Tivoli), la tratta venne inaugurata con grandi feste il 1 agosto 1877: la percorrevano quattro vetture a giardiniera e quattro chiuse, che avevano pure uno scompartimento di prima classe. Erano trainate da un unico cavallo e coprivano l’intero percorso in 7 minuti.
Come per gli omnibus, anche per il vapore fu la Stazione Termini l’incentivo per il suo ampliamento: tra il 1879 e il 1881 vennero infatti attivate tre linee da Termini, la prima per la Basilica di San Lorenzo, la seconda fino a Piazza Venezia lungo Via Nazionale, e la terza fino alla Basilica di San Giovanni in Laterano lungo la Via Merulana. Nel 1886 la SRTO realizzò un grande deposito fuori Porta Maggiore e progettò le linee per San Pietro, per Trastevere sul nuovo ponte Garibaldi in costruzione, ed infine da Porta Pia per la Basilica di Santa Agnese.
Sebbene sulla Via Flaminia apparissero ormai i primi tram elettrici italiani, la costruzione di linee a cavalli continuò incessante, a dispetto del fatto che fosse ormai chiaro che il destino della trazione animale fosse segnato: tra il marzo e l’agosto del 1893 arrivarono ben sei nuove tranvie, quattro delle quali facevano capo a Piazza Venezia verso San Pietro, la Stazione di Trastevere, la Stazione Termini e Piazza del Popolo.
Progressivamente, queste stesse linee vennero man mano elettrificate integrandosi con la rete che andava nascendo già a trazione elettrica: gli ultimi tram a cavalli circolarono il 22 ottobre 1904 fra Piazza del Popolo e Ponte Milvio, mentre gli omnibus vennero invece soppressi nel 1920, resistendo più dei tram, dopo ben 75 anni di servizio. Andarono dunque in pensione circa 150 veicoli, ma non finirono allo “sfasciacarrozze”: numerosi tram, infatti, specialmente quelli a giardiniera, furono ceduti alle tranvie di Viareggio ed alcuni tram chiusi vennero utilizzati prima come rimorchi dei tram elettrici con applicazione del freno pneumatico, e quindi, fino agli Anni Venti, come “vetture d’aspetto”, ormeggiate ai più importanti capilinea e nodi tranviari per accogliere i viaggiatori in attesa.
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Io in questa rimessa ho lavorato da elettricista atac anni – 77-78 era deposito gomme con il capo troiani