MARGHERITA D’AUSTRIA A ROMA
II destino di Margherita d’Austria, anzi di Madama Margherita, per chiamarla con il nome con il quale sarebbe passata alla storia, è tutto lì, nei dipinti che la ritraggono in occasione dei suoi due matrimoni.
Nel primo, opera di Giorgio Vasari e conservato a Palazzo Vecchio, la giovanissima sposa tiene lo sguardo abbassato e solleva con grazia un lembo della veste leggera, mentre il padre Carlo V unisce la sua mano a quella del compassato e serissimo Alessandro de’ Medici.
Nel secondo, il noto affresco di Palazzo Farnese a Caprarola, opera di Taddeo Zuccari, è rappresentato il pontefice Paolo III nell’atto di unire in matrimonio una Margherita certamente più matura e consapevole, ma anche più fredda e distante, con il proprio nipote Ottavio, duca di Camerino.
Quello che colpisce in entrambi i casi, al di là delle ovvie differenze di composizione e di stile, è il fatto che Margherita d’Austria ed i suoi due consorti sembrano passare in secondo piano, divenendo quasi figure di contorno, rispetto a quelli che si impongono come i veri protagonisti delle due scene, Carlo V in un caso e Paolo III nell’altro.
Fu proprio questa la sorte di Margherita d’Austria: rimanere, nel corso di tutta la sua avventurosa e non certo facile vita, sempre e soltanto una pedina, per quanto dotata di grande ingegno e chiarezza di giudizio, nelle mani autorevoli ed implacabili di quanti tennero salde le redini della sua esistenza.
LA GIOVINEZZA
Margherita nacque nel 1522 nella cittadina di Oudenarde nelle Fiandre, figlia naturale del ventiduenne imperatore Carlo d’Asburgo e, a seconda delle versioni, della nobile Margherita Vangestia o della semplice figlia di un oscuro tappezziere.
Ad ogni modo, la bimba venne sottratta alla madre (chiunque ella fosse…) in tenerissima età, per essere affidata alle più degne mani di Margherita di Savoia, figlia di Massimiliano d’Austria; è a lei che va attribuito il merito della prima formazione culturale e caratteriale, che l’accompagneranno nel corso dell’intera esistenza.
Carlo V ne controllava da lontano i progressi, forse non con affetto, ma certamente con la consapevolezza del suo valore come merce di scambio politico e come possibile pegno di future obbligazioni.
Ad appena sette anni, il destino di Margherita fu già oggetto di contrattazione tra l’imperiale genitore e papa Clemente VII, membro della famiglia Medici. Correva l’anno 1529 ed al Pontefice stavano a cuore soprattutto due cose: una pace definitiva con l’Asburgo ed il ripristino del potere mediceo a Firenze.
La giovanissima ragazza, legando indissolubilmente i destini dei Medici a quelli dell’Impero, servirà a meraviglia per entrambi gli scopi. Cominciava sotto questi auspici la grande avventura italiana della piccola Asburgo: nell’attesa che, compiuti i dodici anni, fosse finalmente “atta al matrimonio”, Margherita lasciò le natie Fiandre alla volta di quella che, pur tra alterne vicende, sarebbe stata da allora in poi la sua nuova patria.
MARGHERITA D’AUSTRIA IN ITALIA
Accolta a Verona con onori degni di una regina, dopo una tappa trionfale a Firenze, dove ebbe occasione di incontrare il ventiduenne Alessandro de’ Medici, suo futuro sposo, mise piede per la prima volta nella Città Eterna, che tanta parte doveva avere nella sua vita futura.
Un imponente corteo, con alla testa il Gonfaloniere Papale Giulio Cesarini, accolse la futura duchessa in una località denominata Vigna del Papa a Monte Mario, quella stessa vigna che da lei prenderà il nome di Villa Madama.
Il primo soggiorno a Roma della promessa sposa, appena una manciata di giorni nel maggio del 1533, fu breve ma non privo di significativi risvolti: Madama Margherita alloggiò tra l’altro per la prima volta in quel palazzo presso Platea Agonis, destinato a rimanere indissolubilmente legato al suo nome.
Il matrimonio fiorentino, celebrato circa due anni dopo, fu drammatico e brevissimo; a meno di dodici mesi di distanza dalla celebrazione, infatti, Alessandro de’ Medici cadde sotto il pugnale di un congiurato, trasformando la piccola Margherita in vedova di appena quindici anni.
I RAPPORTI CON I FARNESE
L’imperatore Carlo V, dal canto suo, non attese troppo a lungo prima di preparare per la fanciulla nuove nozze principesche: la “pedina” Margherita venne infatti di nuovo gettata, ancora una volta a sua insaputa, sulla scacchiera della politica e della storia. A manovrare la sua vita, oltre al padre, fu di nuovo un Papa, quel Paolo III Farnese che era succeduto proprio a Clemente VII sul trono di Pietro.
La famiglia Farnese era una famiglia relativamente “nuova” sulla scena romana, ma già macchiata da scandali e dicerie di ogni tipo. Pier Luigi Farnese, figlio dello stesso Pontefice e padre del giovane Ottavio, destinato a divenire il secondo marito di Madama, aveva fama di sodomita ed era stato addirittura accusato di aver ucciso un giovane vescovo, dopo avergli usato violenza. Le stravaganti dicerie, oggetto di pasquinate irriverenti e feroci, non turbarono affatto l’imperatore Carlo V, più che mai convinto della necessità politica di manovrare a suo piacimento il Santo Padre: pertanto, nel marzo del 1538, Carlo V e Paolo III stipularono a Genova il contratto di nozze.
Iniziava così una drammatica vicenda che si sarebbe trascinata a lungo ed avrebbe assunto le dimensioni di uno scandalo destinato ad alimentare i pettegolezzi di mezza Europa. Margherita infatti non era più la ignara bimbetta di quattro anni prima; è vero che aveva poco più di sedici anni, ma le complesse vicende della sua pur breve esistenza avevano fatto di lei “una signora da trattare con i guanti”, per dirla con le parole di un dignitario di corte.
A voler semplificare al massimo, Margherita non aveva alcuna intenzione di ritrovarsi accanto un imbelle ragazzino di appena quindici anni. Papa Paolo III arrivò persino a garantire personalmente sulla prestanza fisica del nipote, ma Margherita parve questa volta irremovibile.
La vicenda era seguita con spasmodica e morbosa curiosità soprattutto a Roma, dove la famiglia Farnese non veniva vista di buon occhio, venendo persino ribattezzata con disprezzo “Fregnese”, in onore di Giulia, soprannominata la “sposa di Cristo” in quanto concubina di Papa Alessandro VI.
Pasquino non si lasciò certo sfuggire l’occasione di esercitare la sua penna irriverente e feroce: non bastava infatti che Paolo III fosse oggetto di derisione a causa delle imbarazzanti abitudini sessuali del figlio naturale Pier Luigi, ma ecco adesso spuntare un’altra questione di letto destinata a togliere il sonno al Santo Padre.
Papa Farnese non era però tipo da perdersi d’animo: era semmai preoccupato dal rischio di veder sfumare per colpa di una “mula recalcitrante” (in cambio della quale aveva per di più già sborsato ben 300.000 scudi) i suoi progetti politici ed aveva tutta l’intenzione di darsi da fare perché ciò non avvenisse. La scontrosa fanciulla, che si era presentata a Roma in abito vedovile, accompagnata da un seguito di damigelle col medesimo abbigliamento, sarebbe dovuta rimanere abbagliata dallo splendore e dalla munificenza della famiglia che aveva avuto il coraggio di rifiutare.
IL SECONDO MATRIMONIO
Nel novembre 1538, Roma si spalancava sotto gli occhi di Madama Margherita come uno scrigno prezioso dal quale era possibile attingere a piene mani. Da Palazzo Cesi, riccamente rinnovato ed abbellito in suo onore, Margherita si recò in Vaticano con il cuore colmo di amara inquietudine, ma fermo nel proposito di accettare delle nozze solo la parte formale: lì, nella magnificenza della Cappella Sistina, fu unita in matrimonio al quindicenne Ottavio Farnese.
I festeggiamenti organizzati dal Pontefice in onore della scontrosa nipote acquisita furono letteralmente memorabili ed ebbero come cornice una città tornata a splendere a distanza di appena dieci anni dal Sacco dei Lanzichenecchi, il più devastante saccheggio dell’epoca moderna.
La città era talmente illuminata da sembrare in fiamme, da Castel Sant’Angelo a Testaccio, dal Vaticano a Piazza Navona. Fu proprio in questa piazza che si disposero, per essere ammirati dalle autorità e dal popolo, dodici splendidi carri trionfali che sembrarono rinnovare i fasti dell’antica Roma.
La sposa accettò i doni e gli omaggi con regale distacco; quanto al marito Ottavio, che aveva dovuto già subire l’umiliazione di vedersi concedere tre mesi di dilazione per “prepararsi alla consumazione del matrimonio”, continuava ad essere tenuto lontano dal talamo nuziale.
L’implacabile Carlo V non smetteva di tempestare la figlia con severi ammonimenti alternati a blandizie, mentre il Papa non si dava tregua nell’organizzare feste ed intrattenimenti memorabili. Margherita, presa tra due fuochi, sembrava ormai vicina alla resa. La sospirata “unione carnale” tra i due sposi avvenne a Padova, il 7 giugno 1543, e venne documentata con cruda precisione da una cronaca contemporanea: “il bel duca Ottavio chiavò in Pavia quatro volte la sua Madama e così si è levata l’opinione qual si avea”.
PALAZZO MADAMA
Con l’animo rasserenato dalla felice conclusione di una vicenda personale che le aveva causato non pochi tormenti, Margherita Farnese si dedicò con rinnovato entusiasmo alla sistemazione di Palazzo Medici, nei pressi di Platea Agonis, ponendo in atto una serie di lavori strutturali e decorativi tali da renderlo atto ad ospitarla con il necessario prestigio. Scelto per sé l’appartamento più fresco, commissionò a Jacopo di Lazzaro, detto l’Indaco, uno studiolo che il Vasari definì “tanto bello e con tanti ornamenti che non è possibile veder di meglio”.
Fu proprio in questo palazzo che il 27 agosto 1545, dopo un parto alquanto laborioso, la duchessa conobbe a ventitré anni la gioia di divenire madre: dei due gemelli che quel giorno videro la luce, uno, Carlo, morì in tenerissima età, mentre l’altro, Alessandro, diverrà una delle figure più eminenti del XVI secolo.
Il Pontefice non riuscì a contenere l’entusiasmo nel vedere realizzati così pienamente tutti i magnifici progetti ai quali aveva temuto di dover rinunciare; dozzine di gioielli, usciti dalle abili mani di messer Bartolomeo Bulgaro di Via del Pellegrino, ornarono i capelli, le braccia ed il seno dell’illustre puerpera, mentre affacciata alla finestra del suo palazzo ammirava “una bella caccia di tori, nella quale erano stati morti quattro persone et molti feriti”.
LA CRISI FAMILIARE E LA MORTE
Approdata dopo tante difficoltà all’ambito traguardo di una vita piena e serena, Madama Margherita si trovò purtroppo a fare i conti con le complesse vicende politiche che videro schierarsi, su fronti opposti, l’imperatore Carlo V ed il Papa Farnese. Il motivo del contendere fu la supremazia sul ducato di Parma e Piacenza, affidato dal 1545 alla guida di Pier Luigi Farnese. Dopo l’orrenda fine del corrotto duca, l’imperatore si affrettò a rivendicare i diritti sulla città di Piacenza, mentre Paolo III, in nome della Chiesa, faceva lo stesso con Parma.
A complicare le cose intervenne l’imprevedibile e maldestro Ottavio, che rompendo i ponti con il Papa-nonno occupò militarmente la città. Per il Pontefice, ormai ottantatreenne, il colpo fu così forte da ridurlo in fin di vita: sarà proprio Margherita ad accorrere prontamente al suo capezzale, conducendo con sé il piccolo Alessandro. Fu probabilmente la sua intercessione, unita alla grazia innocente del fanciullo, ad ottenere dal Papa la restituzione ai Farnese dell’intero ducato.
Dopo la morte di Papa Paolo III, gli interessi di Madama Margherita si allontanarono sempre più dalla Città Eterna. Dopo un soggiorno a Piacenza ed un altro, lunghissimo, nelle Fiandre, dove si era recata come governatrice, su ordine del fratellastro imperatore Filippo II, Madama Margherita d’Austria, de’ Medici e Farnese, che aveva conosciuto la magnificenza delle corti di mezza Europa, concluse la sua vita nella cittadina di Ortona a Mare, all’età di sessantatré anni.
La “statua integra, nella quale non si habbia a spendere meno di cinquemila scudi”, che aveva indicato come ornamento per la sua sepoltura, non venne mai realizzata, segno che anche in quest’ultima circostanza furono altri a decidere al posto suo.
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Il primo ritratto e’ di Margherita d’Austria Stiria,regina di Spagna