La famiglia Chigi a Roma

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LA FAMIGLIA CHIGI A ROMA

I Chigi erano una famiglia di mercanti senesi, già nota sin dal XIII secolo ed annoverata fin dal 1377 tra la nobiltà cittadina di Siena.

Alla fine del XV secolo i Chigi entrano nel numero ristretto dei banchieri che lavorano a Roma con la Curia Apostolica: è in quel momento, tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, che Agostino Chigi compie il salto di qualità e diventa il più importante mercante-banchiere sulla piazza di Roma, in grado di prestare somme enormi ai Pontefici, ai signori delle città italiane e persino ai monarchi europei.

AGOSTINO CHIGI

Agostino il Magnifico, come verrà soprannominato negli ultimi anni di vita, riuscirà a creare un doppio monopolio: il primo del sale per l’Italia centro-meridionale, prendendo in appalto le saline dello Stato Pontificio e del Regno di Napoli, ed il secondo appaltando le miniere d’allume della Tolfa, d’Agnano e d’Ischia, quando l’espansione turca sottrae alle industrie europee l’approvvigionamento d’allume dal Levante.

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Agostino Chigi effettua una scalata al potere letteralmente senza freni: ottiene dalla città di Siena il feudo di Porto Ercole con tanto di castello, crea una rete di amicizie potenti in Curia e nelle grandi città italiane, ed arriva persino ad ottenere da Papa Giulio II Della Rovere non soltanto i grandi uffici curiali (come quello di tesoriere pontificio) con i relativi lucrosi stipendi, ma anche il diritto di incorporare lo stemma dei Della Rovere in quello dei Chigi, per sé e per i suoi discendenti. Nel frattempo, organizza una fitta rete di collaboratori alle sue strette dipendenze, che curino i suoi affari mercantili e finanziari in Italia ed in tutto il Mediterraneo, acquistando e costruendo imponenti beni immobili (si pensi a Villa Farnesina alla Lungara e alle Cappelle Chigi a Santa Maria del Popolo e a Santa Maria della Pace) fino a diventare il più importante mecenate dei principali artisti presenti a Roma nel primo ventennio del Cinquecento (Raffaello Sanzio, Baldassarre Peruzzi, Giulio Romano, il Sodoma, Sebastiano del Piombo e Giovanni da Udine, solo per citare i maggiori).

PAPA ALESSANDRO VII CHIGI

Dopo la morte di Agostino Chigi, nel 1520, i Chigi in poco tempo scompaiono dalla scena romana, per poi ricomparirvi trionfalmente nella seconda metà del XVII secolo, grazie al pronipote di Agostino, Fabio Chigi, che prima viene creato cardinale (1652) e quindi eletto Papa col nome di Alessandro VII (1655).

Papa Alessandro VII Chigi è un Pontefice che lascia un segno profondissimo sulla Roma barocca del suo tempo, facendo lavorare artisti importantissimi come Gian Lorenzo Bernini (la Scala Regia in Vaticano, il colonnato di San Pietro, la chiesa di Santa Maria del Popolo e la relativa porta), Pietro da Cortona (la facciata di Santa Maria in via Lata, la facciata e il portico di Santa Maria della Pace), Carlo Rainaldi (le chiese di Santa Maria in Campitelli e di Sant’Andrea della Valle) e Francesco Borromini (con il capolavoro di Sant’Ivo alla Sapienza e dell’adiacente Biblioteca Alessandrina).

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Alessandro VII imposta un complesso lavoro di interventi settoriali su tutto l’antico impianto viario romano, ampliando e regolarizzando molte importanti strade cittadine, prima fra tutte Via del Corso, dove fa abbattere l’Arco di Portogallo e fa “allineare” molti edifici: alla metà del XVII secolo, in effetti, i problemi del traffico avevano acquistato un’importanza fondamentale, in quanto lo stretto reticolo stradale dei secoli tardomedievali e rinascimentali, con le sue viuzze e i suoi vicoli, non riusciva a smaltire il traffico delle nuove fastose carrozze barocche.

Per lo stesso motivo, al fine di garantire degli ampi luoghi di parcheggio che svolgano a dovere anche la funzione di rappresentanza e di scenografica esaltazione dello Stato della Chiesa, Papa Alessandro VII fa sistemare, attraverso l’operato dei suoi architetti, numerose piazze di Roma, da San Pietro a Piazza del Popolo, dal Quirinale al Pantheon, dalla Minerva al Collegio Romano, da Santa Maria in Campitelli a San Carlo ai Catinari. La piazza che però viene particolarmente curata è ovviamente Piazza Colonna, perché qui sorge il nuovo Palazzo Chigi, che amplia e trasforma il precedente ed incompiuto Palazzo Aldobrandini.

IL NEPOTISMO PONTIFICIO

Alessandro VII Chigi è un uomo colto e raffinato, che ama circondarsi di intellettuali e artisti, ma è anche un pio uomo di Chiesa, che segue pedissequamente gli schemi della Controriforma cattolica e che politicamente si rivela non di altissimo livello.

Seguendo l’esempio di un po’ tutti i suoi predecessori, il Papa immette i suoi parenti nel governo della Curia di Roma e dello Stato Pontificio, puntando tramite questo sfrenato nepotismo sul loro arricchimento senza limiti e sul loro inserimento tra le grandi famiglie romane. Questo atteggiamento, combinato con una scarsa verve politica e con una cattiva amministrazione finanziaria (obiettivamente, già ereditata in condizioni critiche), porta il Papato ad un evidente rapporto di debolezza con altre grandi potenze europee, come la Francia o la Spagna.

In breve tempo, appena un anno dopo la nomina a Pontefice, il fratello Mario è nominato comandante in capo dell’esercito pontificio, mentre il figlio di quest’ultimo, Flavio Chigi, benché non abbia l’età canonica, nel 1657 è creato Cardinal Nepote e Segretario di Stato.

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È Agostino Chigi, altro nipote di Alessandro VII, che ha l’incarico di radicare i Chigi a Roma ed in effetti diventa il capostipite del ramo dei Chigi romani, accanto ai vari rami dei Chigi senesi e viterbesi. Al fine di consolidare la propria posizione, sposa nel 1658 Maria Virginia Borghese, figlia di una Aldobrandini, che gli porta in dote 200.000 scudi d’oro, il principato di Farnese e il ducato di Campagnano. Un anno dopo, nel 1659, lo stesso Agostino ottiene anche il ducato di Ariccia, che diventa uno dei grandi feudi di famiglia, grazie al mirabile Palazzo Chigi progettato da Gian Lorenzo Bernini e costruito da Carlo Fontana.

PALAZZO CHIGI

Nel giro d’un dodicennio, durante il pontificato di famiglia, si accumula la grande ricchezza di casa Chigi, che diventa in tutto e per tutto diventa il classico tipo di “famiglia papale”, ossia nata dal favore del papa di famiglia. Ormai, nella Roma del XVII secolo, c’è tutto un gran proliferare di queste famiglie nuove (basti ricordare i Ludovisi, i Borghese e gli Aldobrandini) che hanno potuto accumulare grandi titoli nobiliari, numerosi ed estesi feudi, grandi ville extraurbane (specie nei Castelli Romani) e infine un grande palazzo urbano, che diventa il vero emblema di famiglia.

Palazzo Chigi è soltanto impostato a livello progettuale sotto il pontificato di Alessandro VII. Acquistato per circa 40.000 scudi, per terminare i lavori di ampliamento e ricucitura degli edifici preesistenti, iniziati dall’architetto Felice Della Greca, sono necessari oltre 30 anni di lavori ed un’incommensurabile quantità di scudi d’oro e d’argento. I lavori di abbellimento e perfezionamento non sembrano però mai essere abbastanza, tanto da proseguire anche nel Settecento e nell’Ottocento.

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La facciata originaria è quella su Via del Corso, col grande portone e dodici finestre al pianterreno, mentre tutti gli altri piani ne hanno tredici. L’ingresso monumentale su Piazza Colonna viene in realtà costruito solo nel 1739, con un’articolata facciata di quindici finestre, più ampia ma stilisticamente identica a quella sul Corso. Dall’ingresso su Piazza Colonna si accede al grande cortile con fontana, mentre lo scalone d’onore è in corrispondenza dell’ingresso sul Corso.

LA CONSACRAZIONE DEI CHIGI

Nel 1712 c’è la vera e propria consacrazione dei Chigi. Augusto, figlio di Agostino, è nominato maresciallo della Chiesa e custode perpetuo del Conclave: questa carica di prestigio (nonché di potere nei brevi periodi di Sede Vacante), che era ereditaria tra i Savelli, una volta estintasi la vecchia stirpe baronale diventa privilegio di una nuova stirpe papale.

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Nel 1753 Flavio Chigi diventa cardinale, ed è lui ad acquistare nel 1763 la villa suburbana sulla destra della via Salaria, facendo ampliare e sistemare il piccolo edificio preesistente e decorandolo con un grande giardino e un parco, decorato da un viale alberato di lecci terminante con un belvedere verso la valle dell’Aniene. Peccato che, con l’espansione urbanistica di epoca fascista, la speculazione edilizia abbia letteralmente soffocato tale giardino.

Nel Settecento i Chigi si impongono tra le grandi famiglie che allevano i cavalli barberi per le corse di Carnevale e più volte compiono l’exploit di vincere tutte le corse dell’anno, successo spettacolare comportante però anche un’elargizione di migliaia di scudi elargiti alla plebe in denaro, abiti, viveri e donazioni varie.

I CHIGI IN EPOCA MODERNA

Agli inizi dell’Ottocento i Chigi debbono rinunciare, come tutte le grandi famiglie, alle giurisdizioni feudali. Nel 1852 ereditano il cognome, lo stemma e i beni dell’estinta famiglia Albani, così si fregiano del cognome attuale Chigi della Rovere Albani.

Nel 1873, un terzo Flavio Chigi diventa cardinale: la sua attività consiste nello specifico nel dedicare cure particolari alla famosa Biblioteca Chigiana.

Tra fine Ottocento e inizi del Novecento si aggrava la crisi finanziaria di tutta la nobiltà romana e in specie dei Chigi. Nel 1917 lo Stato italiano acquista il palazzo e la Biblioteca Chigiana, che nel 1922 viene ceduta al Vaticano e inglobata nella Biblioteca Apostolica.

Nel Palazzo Chigi, in cui per molti decenni era stata ospitata l’ambasciata dell’Imperial Regio Governo austro-ungarico, nell’immediato dopoguerra viene insediato il Ministero delle Colonie, per poi diventare nel 1923 con Mussolini sede del Ministero degli Affari Esteri. Infine, dopo un radicale restauro dal 1961, diventa la nuova sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

In ogni caso, quando si assiste ai classici servizi dei telegiornali in TV, le corrispondenze giornalistiche e televisive continuano a riferirsi a tale luogo con l’antico nome di famiglia, targando sempre il pezzo come “da Palazzo Chigi”.

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