GLOSSARIO DELL’ESERCITO ROMANO (8/8)
Questo ultimo articolo vuole semplicemente aggiungere un breve glossario dell’esercito romano, che sia di riferimento per gli articoli precedenti, in modo da semplificare la ricerca dei termini latini e la comprensione di alcuni ambiti di riferimento. Le voci elencate qui di seguito sono già state esaminate nel corso degli articoli precedenti, tutti correlati al fine di fornire un’analisi dettagliata del comparto militare ai tempi dell’Impero Romano, con uno specifico focus sui punti di forza e debolezza di esso.
Alae: quando Augusto organizzò gli auxilia, è così che vennero chiamati i reparti ausiliari di cavalleria. Potevano contare 500 (ala quingenaria) o 1000 (ala miliaria) cavalieri, divisi rispettivamente in 16 o 24 turmae, ed erano comandate da un Praefectus.
Angusticlavius: sottile banda color porpora, cucita nella tunica, simbolo dell’appartenenza all’ordine equestre.
Auxilia: il termine indica le truppe ausiliarie, forze permanenti di origine non cittadina, stanziate nelle Province. Arruolate a partire da Augusto per affiancare le legioni, comprendono unità di cavalleria (alae) e di fanteria (cohortes).
Burgus: secondo Vegezio, era un piccolo castellum eretto nei pressi di un accampamento maggiore, per assicurarne l’approvvigionamento, con le truppe di guarnigione (dette burgarii) che erano reclutate fra i contadini e dovevano fiancheggiare i limitanei.
Carroballista: artiglieria mobile montata su ruote, che costituisce il primo vero esempio di artiglieria da campagna.
Castellum: diminuitivo di castrum, indicava un accampamento di dimensioni ridotte o dedicato ad un reparto ausiliario.
Castrum: accampamento maggiore, di forma per lo più rettangolare, che poteva variare come dimensioni, disposizione interna e materiali di costruzione. Costantemente impiegato per indicare i quartieri delle legioni, passò poi a designare anche i campi dei reparti ausiliari.
Cataphractus: cavaliere corazzato, inizialmente caratteristico delle monarchie orientali (Armeni e Parti), di cui inquadrava l’alta nobiltà feudale. Divenuto parte integrante dell’esercito romano, entrò prima negli auxilia (i catafratti sarmatici si vedono assai bene sulla Colonna Traiana) e poi nelle truppe di élite. I catafratti ed i loro cavalli erano interamente ricoperti di pesanti armature, cotte di maglia metallica o corazze a scaglie, ed erano armati di lunga lancia (kontos), spada, ascia o mazza.
Cohortes: quando Augusto organizzò gli auxilia, diede questo nome ai reparti ausiliari di fanteria, composti da 500 (cohors quingenaria) o 1000 (cohors milliaria) uomini, divisi rispettivamente in sei o dieci centurie. Anche i Pretoriani erano organizzati in cohortes, al comando di tribuni angusticlavii.
Comes: letteralmente “compagno”, termine usato fin dalla Repubblica per indicare colui che, con o senza compiti ufficiali, accompagnava un Governatore o un magistrato romano nella sua Provincia. Il termine passa poi a designare un amico fidato dell’Imperatore, che lo segue nei viaggi in qualità di consigliere politico o militare. A partire dall’epoca di Costantino, il termine assume un significato prettamente onorifico, legato a funzioni del tutto particolari: esso viene conferito a funzionari di altissimo rango, civili o militari, nonché a tutti i membri del sacrum consistorium, il rinnovato consiglio di Stato. L’insieme dei comites formava la comitiva, detta anche sacratissimus comitatus.
Comitatenses: con la radicale riforma prima di Gallieno e poi di Costantino, le truppe romane vennero divise in limitanei (ai quali era affidato il controllo delle aree di frontiera) e comitatenses (forze mobili di fanti e cavalieri). I comitatenses erano raggruppati all’interno delle Province e avevano la funzione di riserva strategica nei diversi settori dell’Impero.
Custodes: letteralmente guardie del corpo. Era il compito affidato agli equites singulares, reparto a cavallo composto da liberti di origine barbarica, di cui generali e imperatori romani si circondavano abitualmente, confidando nella loro fedeltà.
Draco: tipica dei Daci e dei Sarmati, questa insegna a forma di dragone si componeva di una manica di stoffa portata in cima ad una lunga asta, che ondeggiava come la coda di un grosso drago.
Dux: titolo conferito, a partire dal III secolo d.C., ad ufficiali che svolgevano incarichi superiori al loro rango. I duces avevano spesso il comando delle zone militari di frontiera.
Equites: i cavalieri componevano un ceto privilegiato, che comprendeva tutti i cittadini più ricchi di estrazione non senatoria e che divenne sempre più influente a partire dall’età dei Gracchi (II secolo a.C.). Augusto creò, accanto alla tradizionale carriera senatoria, una vera e propria carriera equestre. Nell’esercito romano, erano riservate agli equites specifiche cariche, come il tribunato di legione o di coorte pretoria, la prefettura d’ala e la prefettura di coorte. In seguito, gli equites potevano fare carriera, accedendo sia a cariche civili e amministrative che militari, che comportavano anche il comando delle flotte militari o delle legioni.
Hamata: prodotta per la prima volta dalla metallurgia celtica, la lorica hamata (ad anelli) fu dotazione esclusiva delle legioni romane dalle Guerre Puniche al I secolo d.C. per poi divenire successivamente l’equipaggiamento caratteristico delle truppe ausiliarie.
Hastati: durante la Repubblica, gli hastati rappresentavano il primo scaglione della fanteria pesante legionaria. Durante l’Impero, sebbene ogni distinzione sostanziale fosse stata ormai abolita, l’antica ripartizione formale in hastati, principes e triarii venne mantenuta per mere esigenze amministrative (ad esempio, per distinguere i gradi di carriera fra i centurioni).
Horreum: da Augusto in poi, il grano e gli altri generi di prima necessità vennero forniti gratuitamente ai soldati. Le derrate venivano stivate negli horrea, disposti all’interno o in prossimità dei castra e dipendenti dall’autorità del Praefectus Castrorum. In età tardoantica, anche gli horrea cominciarono ad essere blandamente fortificati.
Imagines: le imagines (ritratti) degli Imperatori erano sia esposte sottoforma di statue all’interno degli accampamenti, ma anche seguite a sbalzo su medaglioni metallici appesi alle insegne dei reparti. La loro custodia era affidata ad un sottufficiale, detto imaginifer.
Ippotoxotai: letteralmente arcieri a cavallo, erano componente essenziale dell’esercito feudale dei Parti, esseno composti soprattutto da nobili di rango inferiore che seguivano in guerra i loro signori armati del formidabile arco composito.
Lancea: asta lunga e sottile, con punta a foglia, usata sia come arma da lancio che da urto. Dall’uso di questa arma deriva il termine lanciarius, coniato poco prima di Diocleziano, che designava inizialmente alcuni corpi ausiliari irregolari composti da barbari e successivamente particolari unità di fanteria stanziate sul Reno e sul Danubio.
Laticlavius: simbolo dell’appartenenza all’ordine senatorio, caratterizzato dal latus clavus, una larga banda porpora cucita nella tunica. Nell’esercito è l’appellativo del Tribunus di legione proveniente dalla classe senatoria.
Legati: durante la Repubblica, i legati erano i senatori che svolgevano funzione di consiglieri coadiuvando un magistrato romano nel comando di una campagna militare o nel governo di una Provincia. Cesare fu il primo ad affidare ai suoi legati la guida sul campo dei distaccamenti militari. Con Augusto, i comandanti delle singole unità militari scelti in Senato fra gli ex Pretori presero il nome di legati Augusti pro praetore.
Lilium: letteralmente sarebbe “giglio”, ma militarmente parlando indica una fossa scavata nel terreno in cui erano infilati pali sporgenti, destinata a proteggere le fortificazioni fisse.
Limes: letteralmente limite o confine. In epoca imperiale, il termine indica una frontiera presidiata, dotata di sistemi difensivi più o meno complessi.
Limitanei: da limes deriva limitanei, ossia le truppe stanziate a guardia delle frontiere in età tardoantica.
Lorica: oltre alla hamata e alla segmentata, l’esercito romano aveva in dotazione svariati tipi di loricae (corazze), fra cui ad esempio la lorica squamata, composta da scaglie in ferro o in bronzo unite per mezzo di fili metallici, o la lorica anatomica, composta da due valve di bronzo sbalzate e caratteristica degli imperatori e degli ufficiali di rango più alto.
Magister Militum: traducibile letteralmente in “maestro dei soldati”, il termine indica i due comandanti in capo (magister equitum per la cavalleria e magister peditum per la fanteria) creati da Costantino, che ricoprivano le stesse funzioni un tempo appartenute al Prefetto del Pretorio. Le due cariche potevano anche essere cumulate in una sola persona: in questo caso si parlava di magister utriusque militiae.
Numerus: termine impiegato per indicare genericamente reparti militari composti da elementi indigeni non romanizzati e non inquadrabili neppure nei reparti ausiliari. Queste unità restavano al comando di ufficiali indigeni, conservavano l’armamento tradizionale e avevano consistenza variabile. Tra i numeri, che solitamente erano impiegati in aree lontane rispetto a quelle di provenienza, furono celebri i numeri Mauri, reparti di cavalleria berbera che combatterono sul Danubio agli ordini di Traiano.
Onager: letteralmente traducibile con “asino selvatico”, in campo militare il termine indica una ballista a tiro curvo per il lancio di grosse pietre.
Pilum: il giavellotto in dotazione alla fanteria pesante legionaria. Il tipo più era composto da una sezione in ferra di 70 cm terminante a punta ed un’asta in legno di frassino lunga 1,40 metri. Se durante la Repubblica il pilum venne progressivamente alleggerito, in epoca imperiale esso venne altresì appesantito fissando una sfera di piombo del peso di circa mezzo chilo al di sopra dell’impugnatura, privilegiando la forza di prenotazione a discapito della gittata.
Praefectus: nel linguaggio giuridico romano, il termine designa il funzionario delegato ad un servizio, alla guida di un settore dell’amministrazione o al governo di una circoscrizione territoriale. In età imperiale, nello specifico, esso passa a indicare una specifica gerarchia di cariche in seno alla carriera equestre: ai Prefetti era affidato il comando delle cohortes e delle alae ausiliarie. Ai Prefetti erano affidato anche il comando delle cohortes dei vigiles, delle flotte di Miseno e Ravenna e talvolta, in particolari circostanze, persino delle legioni (dapprima solo quelle in Egitto, vietate ai senatori, dopo qualsiasi di esse). Tra i vari Prefetti, quello simbolicamente più rilevante era il Praefectus Urbi, di estrazione senatoria e almeno teoricamente indipendente, che aveva il compito di mantenere l’ordine in città anche grazie all’utilizzo dei soldati delle coorti urbane, gli urbaniciani.
Praetorium: impiegato in origine per indicare la tenda del comandante, il termine passò poi a designare la residenza del Governatore Provinciale e, per esteso, gli stessi quartieri dell’Imperatore a Roma.
Primus ordo: sono i centurioni di grado più elevato, il più importante dei quali era il cosiddetto primus pilus, a cui era affidato in primo manipolo dei triarii e che poteva avere accesso all’ordine equestre e ai comandi ad esso affidati.
Princeps: durante la Repubblica, i principes componevano il secondo scaglione della fanteria pesante legionaria. Come già scritto per gli hastati, durante l’Impero, sebbene ogni distinzione sostanziale fosse stata ormai abolita, l’antica ripartizione formale in hastati, principes e triarii venne mantenuta per mere esigenze amministrative (ad esempio, per distinguere i gradi di carriera fra i centurioni).
Protectores: il corpo dei protectores, guardie del corpo dell’Imperatore dedite alla scorta privata dello stesso, si componeva in età tardoantica da un mix di soldati veterani, giovani di nobili origini e altissimi ufficiali.
Regiones: ripartizioni o circoscrizioni territoriali della città di Roma, che con Augusto raggiunsero il numero di 14.
Scholae: letteralmente “scuole”, ma a partire da Costantino questo termine andò a designare alcuni sceltissimi reparti di truppe a cavallo, composti da 500 uomini ciascuno, i cui quartieri si trovavano in un settore specifico del palazzo imperiale.
Segmentata: il termine indica un particolare tipo di lorica, composta da lamine semicircolari in ferro e completata da grandi spallacci articolati. Questa corazza caratterizzò l’equipaggiamento dei soldati romani per i primi due secoli dell’Impero.
Signa: i signa militaria erano elementi distintivi delle legioni. L’insegna del manipolo veniva spesso accompagnata da medaglioni sbalzati (phalerae), coroncine, imagines degli Imperatori e immagini animali, aventi antiche reminiscenze totemiche. Fu solo con Mario che la legione ebbe finalmente nell’aquila ad ali aperte e una folgore fra gli artigli (in bronzo argentato, argento o argento dorato) il proprio simbolo esclusivo. Il signum era un vero e proprio oggetto di culto e veniva conservato all’interno dei principia, il blocco di edifici del quartier generale; affidata al centurione primus pilus, non lasciava mai il campo se non alla testa dell’intera unità. Accanto a questo emblema più “generico”, ogni legione ne assunse in seguito uno suo proprio, caratterizzato da un animale, una divinità protettrice o un segno dello zodiaco.
Testudo: traducibile letteralmente in “testuggine”, designa almeno due diverse formazioni che, in particolari circostanze, potevano essere assunte dalle forze romane. La prima era di tipo offensivo, e permetteva a piccoli reparti disposti in ordine chiuso di avvicinarsi a postazioni difensive nemiche proteggendosi dietro il muro compatto degli scudi. La seconda era invece una manovra di difesa statica, assunta in momenti particolarmente difficili della battaglia: il perimetro esterno era dato dai legionari (che si inginocchiavano per reggere meglio gli scudi), mentre all’interno gli ausiliari sollevavano i propri scudi per proteggersi dai proiettili nemici scagliati a parabola.
Triarii: durante la Repubblica, i triarii componevano il terzo scaglione della fanteria pesante legionaria. Anche in questo caso, l’antica ripartizione venne mantenuta per mere esigenze amministrative.
Tribulus: micidiale chiodo a quattro punte, destinato a intralciare l’avanzata dei cavalli nemici. Il termine fa riferimento alle tre cuspidi che, indipendentemente da come venissero lanciati, fungevano da base per i tribuli mantenendo la quarta punta verso l’alto.
Tribunus: sei per ogni unità, i tribuni militum componevano fin dalla Repubblica l’alta ufficialità delle legioni. Un tempo eletti direttamente dal popolo, con il moltiplicarsi delle forze in campo essi vennero prescelti dai singoli comandanti, per essere poi quasi completamente esautorati dai legati. Uno dei sei tribuni era di estrazione senatoria (laticlavius), mentre gli altri cinque erano di origine equestre (angusticlavii).
Turmae: squadroni caratteristici dell’età repubblicana, quando i 300 cavalieri inquadrati in ciascuna legione erano divisi in dieci turmae da 30 uomini l’una. Durante l’Impero, la ripartizione rimase in essere, ma l’organico di ogni singola turma fu aumentato a 40 membri.
Urbanicianus: soldato delle coorti urbane, agli ordini del Praefectus Urbi. Le coorti urbane, originariamente tre, vennero più volte aumentate di numero dagli Imperatori Romani, che ne stanziarono anche a Ostia e Pozzuoli.
Vallum: tutte le opere romane di fortificazione, sia erette a difesa di un accampamento che tracciate lungo una frontiera, constavano di due elementi complementari, ossia un fossato (fossa) e un terrapieno (agger). Al di sopra dell’agger veniva solitamente eretta una palizzata, a cui i Romani diedero nome di vallum. Nel corso dei secoli, progressivamente, il termine vallum passò ad indicare l’insieme composto dal terrapieno e dalle opere difensive sovrastanti, anche laddove la primitiva struttura lignea fosse stata sostituita da opere in muratura.
Vexillatio: il termine deriva da vexillum, che indicava non solo l’insegna in sé ma, in senso lato, anche le truppe raccolte sotto di essa. Con vexillatio si indicava una formazione di consistenza variabile, agli ordini di un comandante di rango e grado di verso a seconda della sua importanza: essa era composta da truppe estrapolate dalle legioni stanziali, allo scopo di non lasciare sguarnito nessun tratto del confine e per costituire, in caso di necessità, eserciti di manovra.
Vigiles: composta di sette coorti, ciascuna delle quali comandata da un tribuno, questa milizia era incaricata principalmente di combattere gli incendi che frequentemente funestavano Roma. Ad ogni coorte erano affidate due delle regiones in cui Roma era suddivisa. Pur non essendo veri e propri soldati, i vigiles erano a tutti gli effetti parte integrante dell’esercito romano, ed il tribunato fra i vigiles costituiva una canonica tappa gerarchica per i comandanti.
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