Introduzione a Banksy – A Visual Protest

Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome Guides

INTRODUZIONE A “BANKSY – A VISUAL PROTEST

Prima di pubblicare questo articolo, mi sono chiesto in che modo sarei riuscito a scrivere un’introduzione a “Banksy – A Visual Protest”, una mostra a cui sono stato (e sono ancora adesso) particolarmente legato.

Il 2020, come è ormai chiaro a tutti, verrà infatti ricordato dai posteri come una delle fasi più difficili della storia contemporanea. Lo sarà sotto ogni punto di vista: socialmente, politicamente, economicamente e, seppur ciò sia solo infinitamente marginale rispetto a tutto il resto, anche artisticamente.

In questo anno sciagurato, Roma aveva in calendario tre mostre straordinarie.

La prima, dedicata a Raffaello ed al cinquecentenario della sua morte, che seppure visitata da decine di migliaia di visitatori, non ha certo offerto la consueta godibilità a causa del rigidamente ridotto tempo di permanenza. Abbiamo deciso di raccontarla in un lungo video, interamente girato e montato durante il primo lockdown, nella speranza di poterla rendere godibile e visibile anche per tutti coloro che non ebberro modo di visitarla.

La seconda, quella dedicata alla mirabile collezione dei Marmi Torlonia, che per il momento vanta pochissime settimane di vita prima di una chiusura che a ben pochi fortunati ha garantito la chance di godere di antichità straordinarie, anche in questo caso purtroppo in modalità frettolosa in uno spazio obiettivamente molto ridotto. 

Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome GuidesE poi, la terza. La più attesa dagli amanti dell’arte contemporanea. la più diretta, la più accessibile, un pugno diretto nello stomaco in un anno che, come mai prima, ha evidenziato le incongruenze e le contraddizioni della nostra società. “Banksy – A Visual Protest“, con un’affluenza costante all’interno delle sale del Chiostro del Bramante, ha rappresentato per Roma una graditissima sorpresa (solo per pochi: chi sa tastare il polso degli appassionati romani ha immediatamente previsto che ci sarebbe stata grande affluenza, considerata la mostra su Andy Warhol dello scorso anno, che fu un altro clamoroso successo).

L’epidemia di Covid19 ha costretto il Chiostro del Bramante, nella persona della sua Direttrice, a ridurre la permanenza massima dei gruppi in visita alla mostra ad appena 50 minuti. Meno di un’ora per raccontare uno dei più celebrati, famosi, irriverenti e disorientanti artisti contemporanei. 

Una sfida ai limiti dell’impossibile…

L’ALFABETO DI BANKSY

L’idea di rifiutare la sfida non ci ha minimamente sfiorato lo spirito.

Per questo motivo, abbiamo deciso di creare per i nostri partecipanti un tour diviso in due parti.

La seconda parte, ossia quella da trascorrere all’interno dell’esposizione, avrebbe permesso di osservare, sentire e vivere sulla propria pelle le emozioni delle opere di Banksy, vagando fra le sale accompagnati dalla voce della Guida, novello Virgilio sussurrante dotato di radiotrasmittente.

La prima parte, però, si sarebbe svolta in modo diverso. Sulla strada, in mezzo agli astanti in attesa di trapanare l’universo di Bansky. Avrebbe dato al gruppo l’opportunità di entrare di soppiatto nel suo mondo, di scavare nel suo passato e nel suo presente, di delineare le linee guida di un artista misterioso e di farcelo sentire indirettamente vicino, come un cugino alla lontana con cui senti nel sangue alcuni globuli affini.

Per questa prima parte, avremmo avuto 70 minuti. Il che vuol dire letteralmente nulla. Serviva un modo per schematizzare un’intera vita in circa un’ora.

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Nasce così il nostro “Alfabeto di Banksy”.

Sei lettere, ognuna delle quali iniziale di svariate parole ed espressioni. Un tronco, ossia l’artista. Sei rami, ossia le lettere. Una gran quantità di ramoscelli, alcuni secchi, altri verdeggianti, con fiori e frutti qua e là ad appesantire il legno e ad ingentilire la visione.

Un artista in sei lettere, nelle loro molteplici declinazioni. Racconti, aneddoti, date, storie, numeri, immagini. 

In questo articolo, cercheremo di farvi vivere la nostra personalissima introduzione a “Banksy – A Visual Protest. Non pretendiamo di metterlo a nudo in poche righe, ma solo di essere i vostri fendinebbia per diradare, per pochi minuti, la foschia che ancora aleggia attorno a questo grande protagonista della Street Art contemporanea.

Se l’articolo del nostro blog vi fosse piaciuto, potreste decidere di partecipare ad una delle visite guidate organizzate dall’Associazione Culturale Rome Guides. Contattateci per creare l’itinerario perfetto per le vostre richieste. 

Nel 2010, Banksy stampa una serie di banconote da 10 sterline, che vengono gettate a Notting Hill fra la folla. Sono ovviamente dei falsi, emessi non dalla Bank of England ma bensì dalla Banksy of England: al posto della Regina Elisabetta c’è Lady Diana, e sul retro c’è Charles Darwin con il motto “non fidarti di nessuno”. Come verrà spiegato fra poco, dal 2008 il Pest Control Office, che autentica le opere di Banksy, utilizza queste banconote come certificato di autenticità.

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Dal 2002 la città di Betlemme, in territorio Palestinese, e quella di Gerusalemme, in territorio israeliano, sono separate da un muro alto 8 metri. Banksy, con il suo libro Wall and Piece, scrive: “la Palestina è diventata il più grande carcere a cielo aperto del mondo, ma anche la destinazione più ricercata dai writer per le loro vacanze attive”.

Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome GuidesNel 2003 Banksy realizza a Betlemme il celebre graffito Flower Thrower, che vede protagonista un giovane con un berretto da baseball ed il volto coperto che sta per lanciare un mazzo di fiori al posto di una molotov. L’immagine diventa ben presto un’icona molto forte di denuncia sul conflitto israelo-palestinese. Molto famoso è il racconto citato dallo stesso Banksy sulla reazione dei Palestinesi dopo il suo lavoro. Un uomo gli si avvicinò dicendogli “Tu dipingi il muro, lo rendi bello…”; Banksy ringraziò, ma l’uomo lo allontanò in malo modo “non vogliamo che sia bello, noi odiamo questo muro. Vattene a casa!

Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome GuidesBetlemme è legata a Banksy anche e soprattutto grazie al Walled Off Hotel (letteralmente “hotel fuori dal muro”), aperto da Banksy a Betlemme nel 2017 e da lui ironicamente definito “l’hotel con la peggiore vista del mondo”, perché si affaccia sulla barriera di cemento che dal 2002 divide Israele dalla Palestina.

In questo hotel, Banksy vuole trasfigurare poeticamente la realtà. Nella “stanza di Banksy” per esempio, i turisti dormono sotto la raffigurazione di un israeliano ed un palestinese che lottano con i cuscini: l’artista sottolinea quanto questo scontro sia ridicolo, come la battaglia tra ebrei ed i musulmani. Il grande messaggio di collaborazione e pace tra i popoli che l’artista vuole trasmettere è percepibile anche attraverso le insegne nell’hotel: sono infatti scritte in arabo, ebraico ed inglese.

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Nel 2003, Banksy collabora alla copertina del primo numero di Music Monthly. Protagonisti sono i Blur, immortalati assieme ad un graffito di Banksy che, solitamente restio ai lavori commerciali, stavolta accetta per sua stessa ammissione “per pagare le bollette, visto che era un bel disco e mi davano tanti soldi. E poi ci credevo davvero: fare un lavoro commerciale non significa automaticamente trasformarlo in merda solo perché è commerciale”. Come location viene scelta una fattoria nello Yorkshire: Banksy decide di realizzare il graffito sulla parete di un fienile, su cui dipinge un televisore che viene lanciato fuori da una finestra.

Cinque anni dopo, nel 2008, il contadino proprietario del fienile smonta la parete e cerca di venderla, ma l’opera rimane invenduta perché il Pest Control Office si rifiuta di autenticarla. Il cancello della fattoria, invece, su cui Banksy aveva dipinto come prova una bambina che abbraccia un televisore, seppur sprovvisto di certificato, verrà venduto per 47 mila euro.

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Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome GuidesCosa Bansky pensi della Brexit, fusione dei termini Britain e Exit, è lapalissiano osservando le sue opere.

Nel 2017, a Dover, Banksy realizza proprio l’opera Brexit, raffigurando un operaio che distrugge con martello e scalpello una delle 12 stelle che compongono la bandiera dell’Unione Europea.

Nel 2018, a Hull nello Yorkshire, un bambino con scolapasta in testa e spada di legno ha accanto la scritta “disegnate il ponte levatoio!”, rivolto a chi ha distrutto il ponte fra la Gran Bretagna e il resto dell’Europa.

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Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome GuidesNel 2009 Banksy organizza nella sua città natale, Bristol, una mostra intitolata “Banksy versus Bristol Museum”. L’evento, progettato in segreto per mesi da Banksy e dal suo team, con un blindatissimo contratto di riservatezza (a distanza di anni, la Direttrice non pronuncia una singola parola sull’evento), coglie di sorpresa tutti, cittadini ed amministratori compresi.

Dichiarato chiuso per lavori di manutenzione, il museo in due giorni e due notti viene allestito con 100 opere di Banksy, accogliendo per l’estate 300.000 visitatori, diventando un gigantesco gioioso festival della fantasia, accolti da un improbabile infopoint a forma di carretto dei gelati con Ronald McDonald ubriaco, accasciato su di esso con una bottiglia di whisky in mano. In un angolo, un poliziotto della Metropolitan Police, in tenuta antisommossa, pare pronto alla carica seduto su un cavallo a dondolo.

Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome GuidesLa piccola guida recita: “la mostra prevede l’accesso dei genitori accompagnati dai minori, perché contiene scene di natura infantile che certi adulti potrebbero trovare sconcertanti”.

Bristol guadagna un indotto di 20 milioni di euro (salvando dalla bancarotta svariate attività commerciali), e Banksy commenta: “per la prima volta i soldi dei contribuenti vengono utilizzati per appendere le mie opere anziché per rimuoverle.

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Banksy è un artista che interviene su molti temi tramite la sua arte, che lui stesso vuole come arte per tutti. Banksy la definisce “un’arte accessibile”, sotto un duplice punto di vista.

Da un lato, l’arte di Banksy è acquistabile da tutti a prezzi moderati, combattendo in ogni modo il dilagante sistema di speculazione sull’arte che aumenta in modo esponenziale i costi iniziali (la questione delle aste su Ebay sarà trattata qui di seguito, e rappresenta il tallone di Achille di questa tesi).

Dall’altro lato, essa è più immediata dell’arte moderna pura “che è deliberatamente concepita per far sentire stupide le persone normali.

Inoltre, lo stile di Banksy, grazie all’uso degli stencil, è differente da quello di un writer puro: un graffito “puro” deve essere prima decodificato, tendendo quindi ad escludere chiunque non faccia parte di quella subcultura.

Iniziamo con una precisazione: come nella Fattoria degli Animali di George Orwell, gli animali di Banksy si ribellano stanchi dello sfruttamento dell’uomo, con le tigri che scappano dalle loro gabbie e gli scimpanzè che occupano gli scranni in Parlamento.

Nel 2006 a Los Angeles, per la mostra Barely Legal, Banksy utilizza Tai, un’elefantessa di 38 anni: utilizzando 12 litri di vernice lavabile per bambini, ricopre Tai con lo stesso colore e la stessa fantasia delle pareti, nel tentativo di mimetizzarla. Il cartoncino di presentazione dice: “C’è un elefante nella stanza. C’è un problema di cui non si parla mai. Un miliardo e 700 mila persone non hanno accesso all’acqua potabile”. Si usa qui un modo di dire tipicamente inglese, che indica una questione ingombrante, che nessuno vuole affrontare.

Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome GuidesIl pachiderma dipinto scatena però le ire degli animalisti, come era già accaduto per altre due mostre: nel 2003, durante la mostra Turf War a Londra, aveva dipinto una mucca con le opere di Andy Warhol e nel 2005 scelse di infestare la sua galleria con 164 ratti vivi, spettatori privilegiati dei suoi ritratti (fra cui quello di Kate Moss ritratta come la Marylin di Warhol).

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C’è stata un’unica volta in cui la performance di Banksy abbia ottenuto il pieno favore degli animalisti: nel 2013, uno speciale camion per il trasporto degli animali destinati al macello inizia un tour per le strade di New York, passando per Manhattan. Il mezzo è pieno di animali di pelouche animati, che emettono forti e rumorosi versi attirando l’attenzione dei passanti: Banksy voleva sensibilizzare l’opinione pubblica sulle conseguenze dell’allevamento intensivo e sulle condizioni delle bestie da macello.

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L’anonimato per Banksy è il primo segno distintivo dell’essere artista.

L’anonimato, lo pseudonimo, il soprannome sono da secoli gli strumenti più efficaci per vedere garantita la libertà non solo nell’arte, ma anche nella letteratura, nel cinema, nella vita di tutti i giorni. Pensate a quanti grandi personaggi abbiano amato celarsi dietro un nome: Ambrogio da Bondone è Giotto, Michelangelo Merisi è Caravaggio, Antonio de Curtis è Totò, Marion Robert Morrison è John Wayne, Stephen King pubblica 7 romanzi col nome di Richard Bachman.

È questo che gli consente di essere contemporaneamente osservatore, critico, pensatore e creatore indisturbato.

D’altronde, non essere anonimo lo avrebbe (almeno nei primi tempi) fatto finire in prigione: autenticare un graffito fatto per strada equivarrebbe a “firmare una confessione”. Banksy aggiunse “credo che Warhol avesse torto. In futuro saremo tutti così tanto famosi che tutti avremo i nostri 15 minuti di anonimato”.

Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome GuidesBanksy è sempre riuscito a tenersi fuori dai guai, senza essere mai stato preso con le mani nel sacco. Sembra che sia stato arrestato una sola volta, a New York, “con i poliziotti che mi hanno preso per il culo per 40 ore”.

Oggi è molto difficile, però, immaginare Banksy che venga arrestato o rilasciato su cauzione: tutti sembrano metterlo in una categoria a parte rispetto agli altri graffitari. In una famosa sentenza del 2018 contro il writer TOX, un giudice britannico ha infatti scritto nella motivazione della stessa: “lui non è Banksy”.

Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome GuidesIl 5 ottobre 2018, a Londra, accade un evento inaspettato ad un’asta da Sotheby’s. Un’opera di Banksy raffigurante la celebre Girl with Balloon, esposta dentro una singolare cornice dorata, viene aggiudicata per 1,2 milioni di euro.

D’improvviso, un “BEEP” insistente proveniente dalla cornice attira l’attenzione di tutti: la tela scende verso la base e fuoriesce a striscioline, come fosse in un tagliacarte elettrico. Panico fra astanti e battitore.

Il video diventa virale in tutto il mondo e invade i social (è allegato qui sotto). In diretta, Banksy posta una foto del risultato sul suo sito: “sta andando, sta andando, è andata!”.

Oggi l’opera, per volere di Banksy, ha un nuovo titolo: “Love is in the bin”. Pare che l’acquirente, una giovane europea, sia rimasta per giorni sotto shock sino a quando non ha realizzato di aver acquistato “un pezzo della storia dell’arte”.

Il grande rivale di Banksy è sempre stato, ovviamente, il Governo Britannico, che nel 2000 iniziò una massiccia campagna di cancellazione dei graffiti, scontrandosi con la distinzione fra arte e vandalismo.

La voce di Banksy si fa sentire: nel 2008 a Londra Bansky realizza uno zelante operaio del Comune nell’atto di cancellare le pitture rupestri del Paleolitici in Dordogna. La domanda implicita di Banksy è chiara: dov’è il confine? Cancellereste un patrimonio Unesco? Un mese dopo, l’opera di Banksy viene ricoperta.

Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome GuidesUna storia assai celebre, per far capire come l’opinione sia mutata nel corso degli anni, riguarda il famoso “Referendum di Bristol”. Nel 2005, infatti, Banksy realizza un graffito sul muro di un ambulatorio per la cura delle malattie sessualmente trasmissibili. Si vede un marito tradito che si affaccia alla finestra in cerca dell’amante della moglie, che invece pende dal davanzale mentre con una mano si copre le parti intime. Il titolo, “Well Hung Lover”, ha il doppio significato di ben appeso e superdotato.

Il Consiglio Comunale di Bristol, incerto se cancellarlo o meno, indice un referendum: il 93% dei cittadini votano per la conservazione del graffito di Banksy, considerandolo una vera e propria opera d’arte.

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Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome GuidesNew York richiama gli street artist come un vecchio faro zozzo. Vogliamo tutti metterci alla prova in questa città”.

Nel 2013 Banksy mette a dura prova il proprio anonimato con la mostra “Better Out Than In”, dove dissemina per New York 31 opere, una al giorno per 31 giorni. I fan, elettrizzati, attendono un post su Instagram dell’artista, con le coordinate della location. La città si trasforma in un’immensa Caccia al Tesoro ed in una corsa contro il tempo, prima che le opere vengano rubate o danneggiate: chi arriva davanti al suo lavoro trova un numero verde, a cui corrisponde un’audioguida sul lavoro stesso.

L’ultimo giorno di permanenza a new York Banksy saluta la città con un gonfiabile avente il suo nome a caratteri cubitali, dapprima rubato e poi recuperato dalla polizia, che si vanta pubblicamente (con un pizzico di velata ironia) di aver “catturato Banksy”.

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Regola assoluta di Banksy è quella di non rilasciare interviste, se non via mail e molto raramente. L’unico social network ufficiale utilizzato è la pagina ufficiale Instagram di Banksy.

Esistono pochissime foto e video di Banksy. Nel 1995 si è fatto riprendere in video, ma solo oscurato e con voce distorta. Nel 2010 è stato fotografato da The Sun, ma in controluce e con il capo coperto.

In realtà, di recente sembrerebbe essere stato diffuso un video del 2003 in cui sarebbe stato (!) ripreso proprio lo stesso Banksy, sebbene a volto parzialmente coperto. Pur fra mille dubbi, allego qui sotto il video in questione.

Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome GuidesCome probabilmente saprete, dal 2004 la rivista Time seleziona annualmente 100 personaggi più influenti al mondo. Nel 2010, viene inserito anche Banksy (assieme a Obama, Lady Gaga e Steve Jobs).

Banksy risponde a modo suo, inviando una sua foto alla redazione di Time: in posa a mezzo busto, a braccia conserte, con un sacchetto di carta riciclabile in testa, con occhi e beffardo sorriso disegnato con lo spray.

Banksy nasce a Bristol, nel sud ovest dell’Inghilterra, probabilmente (non v’è certezza) nel 1974. Il suo soprannome potrebbe nascere da una grande partita di calcio in cui, giocando come portiere, realizzò così tante parate che il suo allenatore lo soprannominò in memoria del grande portiere inglese Gordon Banks.

Inizialmente, però, l’artista utilizzò la tag ROBIN BANX (crasi simbolica di Robbing Banks). Oggi la tag BANKSY non viene quasi più adoperata: l’artista preferisce la Rete per autenticare le proprie opere.

Esiste però un curioso pseudonimo alternativo, ideato dallo stesso Banksy e che vedrete indirettamente anche nella Mostra presso il Chiostro del Bramante: nel maggio 2005, nella sala 49 del British Museum, stracolma di reperti dell’antica Britannia romana, Banksy nascose senza alcuna autorizzazione una sua piccola opera, chiamata Peckham Rock: un finto graffito del paleolitico, con un uomo che affronta un bisonte spingendo un carrello del supermercato.

Banksy aggiunse anche la targhetta esplicativa dell’opera, come fosse una vera targa del British Museum: “questo esemplare straordinariamente ben conservato di arte primitiva risale all’era post catatonica e si ritiene che raffiguri l’uomo primitivo mentre si avventura verso i territori di caccia fuori città. L’autore ha realizzato un corposo numero di opere nel sud est dell’Inghilterra con lo pseudonimo di Banksymus Maximus”. Il vincitore della caccia al tesoro, dopo appena 3 giorni, sarà proprio il British Museum, in cui l’opera è però tornata in prestito (legalmente) nel 2018.

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Mi dispiace per il Chiostro del Bramante, ma è necessario affermare come la Mostra di Banksy non sia autorizzata dall’autore.

Banksy da sempre infatti si dichiara contrario alle mostre da lui non autorizzate, ma consiglia vivamente di non parteciparvi pagando anche solo 1 euro a biglietto. Banksy scrive: non credo che si debba pagare per guardare i graffiti, dovrebbe pagare solo chi li vuole cancellare.

Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome GuidesTra le file dei suoi estimatori Banksy vanta anche delle vere e proprie celebrità, prima fra tutte Kate Moss, che da Banksy è stata ritratta nella medesima forma utilizzata da Andy Warhol per la rappresentazione multipla di Marylin Monroe.

Brad Pitt e Angelina Jolie, quando ancora formavano coppia solida e paparazzata, durante la mostra Barely Legal spesero un milione di dollari in opere di Banksy.

Infine, ma solo a titolo esemplicificativo, non possiamo non citare Justin Bieber, che si è tatuato la Girl with Balloon di Banksy sull’avambraccio, mostrandolo poi con orgoglio su Instagram.

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Nel 2015, nella località turistica inglese nel Somerset, all’interno del vecchio centro balneare Tropicana ormai in disuso, Banksy realizza una mostra a forma di “Parco dei non divertimenti”, chiamato Dismaland, fusione fra il celebre Disneyland e il termine inglese Dismal, inteso come “tetro”.

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Banksy lo definisce “Bemusement Park: il parco dei Disorientamenti, la più deludente nuova attrazione turistica del Regno Unito”.

La mostra resta aperta poco più di un mese, dal 21 agosto al 27 settembre 2015, con oltre 150.000 visitatori da tutto il mondo: opere di 58 artisti, code di ore tutti i giorni, e un indotto di 20 milioni di sterline per la piccola località inglese.

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Talvolta, le prese di posizione di Banksy non sono semplicemente sarcastiche, ma colpiscono con la violenza di un pugno da KO le vittime designate.

Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome GuidesNel 2006, l’eccentrica ereditiera americana Paris Hilton pubblica il suo primo album da cantante, intitolato Paris. Banksy rivisita ironicamente l’album, sostituendo in 48 negozi di dischi del Regno unito 500 cd originali con una sua versione, decisamente irriverente. Lascia però il codice a barre originale, affinché l’acquirente non si accorga dello scambio.

Le tracce vengono remixate dal DJ Danger Mouse, con titoli del tipo “Perché sono famosa? Cosa ho fatto? A cosa servo?”. In copertina, Paris Hilton è raffigurata in topless, ed all’interno la sua testa è sostituita con quella di un cane.

La contraffazione non turba affatto l’ereditiera e l’album, invece di essere un flop da knockout, riscuote un discreto successo, anche nella versione di Banksy: un CD da 15 euro raggiunge la cifra all’asta da Christie’s di ben 1500 euro.

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Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome GuidesIn occasione del Natale del 2002, Banksy apre il suo primo Temporary Shop a Londra, chiamandolo Santa’s Ghetto (resterà aperto per 5 anni di seguito), la cui pubblicità recita “Accessori per vandali in confezione regalo per tutta la famiglia”.

Banksy dichiara: “sentivo che lo spirito natalizio si stava perdendo, perché ormai stava diventando sempre meno commerciale e sempre più religioso, così abbiamo deciso di aprire il nostro negozio per vendere cose inutili di cui nessuno ha bisogno”.

Nel 2007 il Temporary Store si sposta a Betlemme, vicino alla chiesa della Natività, con l’obiettivo di sensibilizzare il mondo sugli effetti del muro tra Israele e la Palestina: le vendite arrivano a quasi 1 milione di euro, e hanno contribuito a pagare rette universitarie per studenti e a sostenere istituzioni benefiche locali.

È qui che venne sposta per la prima volta la tela di Banksy con la Regina Vittoria che fa sesso orale con una delle sue suddite, esposta anche nella Mostra del Chiostro del Bramante, venduta nel 2008 per 360.000 euro.

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Tra le azioni imprevedibili che caratterizzano la carriera di Banksy rientrano le incursioni o “pranks” (scherzi), che vengono studiate per lungo tempo ed in ogni minimo dettaglio.

Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome GuidesNel 2003 la prima, alla Tate Britain di Londra, dove Banksy entra travestito (barba, sciarpa e cappotto) e, beffando i custodi, appende una sua opera (un paesaggio bucolico contrassegnato dal nastro usato per circondare le scene del crimine) al fianco di due paesaggi bucolici del 700, mentre un complice riprende la scena. “È come pianificare una rapina in banca”, scriverà Banksy. Il suo lavoro rimane appeso alla parete per tre ore, prima di cadere con gran frastuono per la colla scadente adoperata.

Nel 2005, a New York, vengono fatte 4 incursioni: il MoMa (dove mise accanto alle famose lattine di Warhol una lattina di minestra in sconto della Tesco), il Met, il Brooklyn Museum e il Museo di Storia Naturale. “Facevo dei sopralluoghi, ed era buffo, perché non guardavo le opere, ma gli spazi di muro bianco tra di esse”.

Manca all’appello il prestigioso Guggenheim, e Banksy spiega il perché: “Avrei dovuto apparire fra due Picasso ed io non sono obiettivamente abbastanza bravo da farla franca senza che nessuno noti la differenza”.

Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome GuidesNon tutte le incursioni, però, riescono a dovere: quella al Metropolitan Museum, ad esempio, fallisce miseramente. Nel 1961, in occasione di una mostra su Henri Matisse, una sua opera (La Bateau) era rimasta esposta sottosopra per 47 giorni, senza che nessuno si accorgesse dell’errore. Banksy si pone lo stesso obiettivo: esporre abusivamente una sua opera per 47 giorni, appendendo un quadro con una signora dell’altra società dal viso ricoperto di una maschera antigas. L’opera viene scoperta dopo appena due ore: il museo commenta “ci vuole molto di più di un pezzo di scotch perché un’opera sia affissa al MET.

Cercare di scoprire l’identità di Banksy è un enigma che appassiona da anni giornalisti e detective amatoriali.

Secondo alcuni, Banksy sarebbe Robert Del Naja, leader dei Massive Attack. Stessa città di nascita, stessi luoghi frequentati, nuove opere di Banksy che compaiono nei luoghi dei concerti dei Massive Attack. Le voci si sono fatte più insistenti dopo che DJ Goldie, amica di Banksy, si sarebbe tradita in radio dicendo: “Dammi una maglietta qualunque, facci uno scarabocchio, scrivici Banksy e il gioco è fatto. Sia chiaro, non voglio mancare di rispetto a Robert, che ha comunque ribaltato il mondo dell’arte…”.

Secondo altri, invece, Banksy potrebbe essere Thierry Guetta, eclettico street artist di origine francese Mr. Brainwash, protagonista indiscusso del film di Banksy Exit Through the Gift Shop.

In ogni caso, è necessario aggiungere una nota di colore. Nell’ultimo biennio si sono susseguite con forza le voci (rigorosamente smentite dall’interessato) secondo cui Banksy sarebbe lo stravagante artista britannico Neil Buchanan, reso assai celebre in Italia grazie al programma Art Attack!

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Nel 2010 la FOX, casa di produzione dei Simpsons, decide di affidare a Banksy la rivisitazione della sigla per la terza puntata della ventiduesima stagione: Banksy ne approfitta immediatamente, inserendo immagini di sfruttamento del lavoro minorile, bambole di Bart riempite di gatti tritati, scene di catene di montaggio asiatiche.

Si tratta di una critica diretta proprio verso la Fox, che ha trasferito la produzione del cartoon ed il merchandising in Corea del Sud. La Fox, compresa l’antifona, accetta di mandare comunque in onda la sigla, che diventa una delle più amate dell’intera produzione del cartone animato.

Nel caso in cui non la abbiate mai ammirata, ecco qui il video della sigla!

Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome GuidesIl ratto è una delle immagini più iconiche di Banksy, che ha deciso di creare il suo “esercito” per occupare il mondo.

I sorci di Banksy sono irriverenti, ironici e quasi umani nelle espressioni e negli atteggiamenti. “Esistono senza il consenso di nessuno. Sono odiati, braccati e perseguitati. Vivono in silenziosa disperazione tra il sudiciume, e tuttavia sono in grado di mettere in ginocchio intere città. Se sei sporco, insignificante e nessuno ti ama, i ratti sono il tuo modello definitivo”.

Come affermato più volte dallo stesso artista, a mano libera Banksy non è un granché: “Non sono mai stato molto bravo a dipingere graffiti in quello stile che ti viene spontaneo quando ti sfondi le orecchie con l’hip hop da bambino. Nel momento in cui ho ritagliato il mio primo stencil, però, ho capito subito che la spietatezza e l’efficienza di uno stencil sono perfette!”.

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In realtà, però, la motivazione per l’uso degli stencil dovrebbe essere un’altra: una notte, Banksy era con altri writer nella stazione ferroviaria di Bristol, ma arrivò a sorpresa la polizia ferroviaria. Scapparono tutti via, ma mentre gli altri riuscirono ad arrivare alle auto, Banksy nello scappare si ritrovò i pantaloni impigliati in un rovo e, in mutande, dovette nascondersi per oltre un’ora sotto un vagone. Fu allora che Banksy comprese l’importanza di lavorare in modo più rapido: lo stencil divenne così la chiave risolutiva per Banksy, che col tempo si perfezionò a tal punto nell’utilizzarli da impiegare anche solo 45 secondi per un’opera di medie dimensioni.

Lo stencil artist riesce a far convivere la calma del ritaglio degli stencil con il brivido del pericolo legato al fare i graffiti. Questa scelta è la causa principale dell’odio che molti writers hanno verso Banksy, accusato di mancanza di talento, di superficialità e di “barare”: “è un venduto, arrivare in cima copiando e senza avere uno stile è fintamente intellettuale”.

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Negli anni ’90, il punto di incontro per tutti gli street artist di Bristol era il Barton Hill Youth Club, una sorta di centro per teppisti gestito da John Nation, assistente sociale appassionato di graffiti desideroso di creare un luogo in cui si potessero fare graffiti legalmente. Il luogo pullulava di idee, alleanze e rivalità.

Banksy entra nel club a 15 anni, entrando in contatto con il writer 3D (pseudonimo di Robert Del Naja, leader del gruppo musicale Massive Attack):  in pochi mesi, tutte le pareti ed il soffitto del club vengono ricoperti di graffiti, ma i writers non si limitano, agendo illegalmente in tutto il resto della città. Non poteva durare, è infatti non durò: nel 1989 scattò Operazione Anderson, la più vasta azione antigraffiti nella storia della polizia britannica.

3D diventerà il primo modello di Banksy, assieme al francese Blek Le Rat (con cui i ratti di Banksy hanno una netta somiglianza), tanto da far dire all’artista: “ogni volta che credo di aver dipinto qualcosa di un po’ originale, scopro che l’ha fatto anche Blek le Rat, solo che lui l’ha fatto 20 anni prima di me”.

Banksy - A Visual Protest, Introduzione a Banksy – A Visual Protest, Rome Guides
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2 pensieri su “Introduzione a Banksy – A Visual Protest

  1. Marina dice:

    Si scopre Banksy in tutte le sfaccettature! Splendido non ho perso una riga della tua accurata presentazione che ha catturato la mia voglia di conoscere.

  2. Gioia Reali dice:

    Bravissimo!!! Una introduzione interessante frutto di un lavoro e studio approfondito e appassionato

    Grazie

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